Compassione: vertice dell’amore

Incontri che cambiano la vita

UN PENSIERO PER DOMENICA 11 FEBBRAIO

Il fatto centrale del Vangelo di oggi (Mc 1,40-45), – Gesù si avvicina a un lebbroso, lo tocca e lo guarisce – in questa domenica 11 febbraio, anniversario delle apparizioni di Lourdes, evoca scene di vita quotidiana in una località-simbolo della speranza per i malati. Ci lasciamo guidare da queste scene per la nostra riflessione.

La paura della lebbra è documentata nell’antichità, come nel Levitico, da cui è tratta la prima lettura (13,1-2.45- 46). La severa legislazione biblica era volta a evitare il diffondersi della malattia, considerata allora estremamente contagiosa. Non prevedeva forme di emarginazione coatta come i lebbrosari, che saranno invece una invenzione della modernità. In effetti, la norma non viene contestata da Gesù, che invece, come sappiamo, ha preso le distanze da alcune leggi del suo tempo: ricordiamo le antitesi del discorso della montagna o le polemiche sul sabato. È nel rispetto della legge, sia in questo che in altri casi, che Gesù ordina ai lebbrosi guariti di presentarsi ai sacerdoti, che avevano il compito di certificare la guarigione. Gesù insomma rispetta la legge quando essa regola le relazioni sociali, non quando è principio di emarginazione.

La novità di Gesù è nel rapporto che instaura con i lebbrosi. L’amore senza preclusioni che egli va predicando fa nascere in lui un sentimento di “compassione”. Egli prova tenerezza nei confronti dell’angoscia disperata di quel malato. Perciò, pur sapendo di andare contro le severe leggi del suo tempo, lo tocca! Prima ancora del miracolo, colpisce la sensibilità di Gesù nell’ascoltare il grido di dolore dell’uomo. È il miracolo dell’amore, della condivisione, dell’accoglienza. Sono questi i sentimenti che Gesù chiede a noi, non il miracolo! Questo appare secondario anche per lui, tant’è vero che cerca di nasconderlo.

“Ad maiorem Dei gloriam” (Per la maggior gloria di Dio). Le parole di Paolo ai Corinzi (10,31) sono la fotografia del suo comportamento, ispirato allo stile di Gesù, mai teso alla ricerca della sua gloria, ma del bene dell’uomo e della gloria di Dio. Sono parole che hanno avuto nella storia risonanze molteplici e profonde: sono il motto dei Gesuiti e del musicista Johann Sebastian Bach. Anche oggi il disinteresse personale è un vertice dell’amore.

Lidia e Battista Galvagno

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