In principio era la Fiera del vino di Pasqua, un’illuminazione di Renato Ratti, Giacomo Oddero e Gigi Rosso, organizzata con pochi spiccioli e tanta buona volontà sull’esempio dei francesi che, in primavera, organizzavano fiere per presentare i vini autunnali. Oggi, a distanza di 35 anni da quell’intuizione, è Vinum, manifestazione sui generis lontana, nella sua impostazione, dalle fiere commerciali e dai saloni professionali. Vinum è piuttosto un momento di festa collettivo che coinvolge produttori e consumatori, che chiama all’appello il mondo della letteratura e delle arti in genere, che attira un turismo responsabile e attento, che strizza l’occhio alla ristorazione di eccellenza. Non è facile pensare a una manifestazione del genere, che cerca di tenersi in un equilibrio attento tra l’esigenza di scambio di conoscenze e di reti fra gli operatori professionali e la volontà di avvicinare il grande pubblico al vino non soltanto attraverso le degustazioni.
NEL GIORNO DI PASQUA
Quest’anno è curioso che quella che un tempo era la Fiera del vino di Pasqua cada proprio in occasione della festività. Il primo week-end di Vinum è infatti in programma per i giorni 23, 24 e 25 aprile; una settimana dopo si replica il 29 e 30 aprile e il 1° maggio. «È una coincidenza fortunata », spiega l’ex assessore alla cultura Antonio Degiacomi, che da pochi giorni ha lasciato l’incarico a Paola Farinetti, ma che ha assistito in prima persona all’organizzazione dell’evento. «Ci aspettiamo una bella presenza di pubblico in questo primo week-end di Pasqua. Per il secondo fine settimana, poi, oltre alle degustazioni in piazza Medford, abbiamo cercato di allestire un programma di eventi intenso, in modo tale che chi ci raggiungerà da fuori non abbia occasione di annoiarsi».
MOMENTO DI SVOLTA
«L’antica Fiera del vino di Pasqua è cresciuta molto, così come è cresciuto molto il mondo del vino», ha detto Degiacomi. «Vi sono proposte di far nascere, entro il prossimo anno, un salone fieristico per gli operatori del vino, in modo tale da far incontrare i produttori in un ambiente più professionale rispetto a quello di Vinum. Queste proposte suggeriscono che è tempo di organizzare un dibattito pubblico sul tema. A me pare che la filosofia di Vinum sia da difendere, in quanto i produttori – specie i più piccoli, quelli di nicchia o quelli che non hanno grandi reti di distribuzione – si avvantaggiano senz’altro della presenza di turisti e di un certo fermento, anche culturale, intorno al vino. A fianco di tale manifestazione – che comunque favorisce un primo scambio di informazioni fra operatori professionali – si potrebbe immaginare uno spazio dedicato agli operatori professionali, sempre più desiderosi di assecondare le esigenze del mercato, anche internazionale. Le due cose mi sembrano complementari». Dal punto di vista del turismo, Vinum è effettivamente un richiamo importante, così come sempre più sviluppato è il carattere di festa del vino. «Da un lato», spiega Degiacomi, «cerchiamo di offrire servizi per il “turista del vino”. Dall’altro, pensiamo che Vinum sia un momento di festa da condividere con i consumatori. Io, ad esempio, sono stato molto contento di vedere tanti giovani, nella passata edizione, accostarsi al mondo del vino in modo serio». Così Vinum, anche quest’anno, mantiene il suo carattere di festa di primavera: e chissà che dal prossimo anno non possa crescere ancora, dedicando spazi agli operatori professionali e costruendo così un grande evento, attento a tutte le sfumature del mondo del vino.
a.c.