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Nasio in vendita, ma come?

L'azienda Nasio a Cravanzana

CRAVANZANA Nel piano delle alienazioni recentemente predisposto dalla Provincia c’è anche l’azienda agricola “Nasio”, struttura nella quale il Creso (Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l’ortofrutticoltura piemontese) svolge attività di ricerca in campo corilicolo.

Di una possibile cessione della struttura si era già parlato l’estate scorsa, ipotizzando l’acquisto da parte della comunità montana “Alta Langa”; e nei primi mesi di quest’anno, in un convegno a Bossolasco, il presidente dell’ente montano Alessandro Barbero annunciò l’intenzione di acquisire la struttura. Intenzione che, secondo Barbero, è tuttora valida, anche se non mancano le difficoltà, legate soprattutto alle incertezze sul destino delle Comunità montane.

«Siamo interessati», conferma Barbero. «Abbiamo inviato una lettera di richiesta alla Provincia, chiedendo di essere interpellati in caso di cessione, ma non abbiamo ricevuto risposte. In questi anni abbiamo accantonato dei fondi per l’acquisto. Anche noi vorremmo fare un piano di dismissioni di ciò che non è strategico e usare il ricavato per l’azienda “Nasio”».

Sul costo della struttura (fabbricato e terreni) si parla di circa 600 mila euro, cifra che alcuni ritengono congrua e altri eccessiva. «Mi riservo di dare giudizi quando ne saprò di più», sottolinea Barbero. «Da parte nostra l’intenzione c’è, ma dovremo fare i conti con le cifre. Dipende dalla disponibilità di fondi e da ciò che ne sarà delle Comunità montane».

Il vicepresidente della Provincia Giuseppe Rossetto, pur confermando l’intenzione di vendere (almeno in parte) il complesso di Cravanzana, non si sbilancia: «L’azienda “Nasio” è stata inserita nel piano delle alienazioni, ma il piano va concretizzato. L’orientamento è di vendere una parte dei terreni e concedere in comodato al Creso la cascina e i terreni necessari alla ricerca sul nocciolo».

La soluzione ipotizzata da Rossetto è vista con favore dal direttore del Creso Silvio Pellegrino: «Tutta l’azienda per noi rappresenta un onere eccessivo. Siamo un centro di ricerca, non siamo produttori: 11 ettari di noccioleti sono troppi. Per la sperimentazione ne bastano 4-5».

Oggi, il Creso per la propria attività utilizza un paio di ettari di noccioleti e in futuro, per ovvie ragioni logistiche e di gestione, al consorzio andrebbero bene i terreni più vicini alla cascina. Aggiunge Pellegrino: «Si potrebbe anche arrivare a un accordo col Comune per concedere alcuni spazi all’associazione di produttori “Regina nocciola”, in modo da avere nello stesso edificio la sede di un centro di ricerca scientifica e quella di un organismo che si occupa di promozione».

L’azienda Nasio a Cravanzana

Il sindaco di Cravanzana Marco Robaldo appoggia l’ipotesi di fare dell’azienda “Nasio” anche la sede di “Regina nocciola”: «Abbiamo chiesto la disponibilità della struttura per farne la sede del sodalizio e continuare l’attività di sperimentazione del Creso. È importante avere in paese un centro di questo tipo, utile a tutto il territorio».

Anche se tutti paiono d’accordo su cosa fare dell’azienda “Nasio”, i tempi per condurre in porto l’operazione potrebbero non essere rapidissimi. Peraltro, la struttura ha bisogno di lavori di sistemazione e adeguamento (l’impianto di riscaldamento è fuori uso a causa di problemi verificatisi in inverno).
In ogni caso, il destino della cascina, che fino agli anni ’70 era legata alla scuola agraria attiva nel castello di Cravanzana, non sarà diverso da quello attuale. Il Sindaco sottolinea infatti che («per evitare speculazioni») è stata approvata una variante al Piano regolatore la quale vincola fabbricato e parte dei terreni a uso pubblico e sperimentale. Nessuno, quindi, trasformerà la “Nasio” in un agriturismo o un bed&breakfast.

Corrado Olocco

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