I Santuari, i luoghi che suscitano la nostalgia di Dio

I Santuari, i luoghi che suscitano la nostalgia di Dio
Il santuario del Santo Sepolcro a Gerusalemme

VITA ECCLESIALE «Il santuario possiede nella Chiesa una grande valenza simbolica e farsi pellegrini è una genuina professione di fede. Attraverso la contemplazione dell’immagine sacra, infatti, si attesta la speranza di sentire più forte la vicinanza di Dio che apre il cuore alla fiducia di essere ascoltati ed esauditi nei desideri più profondi». È quanto si legge nella lettera apostolica di papa Francesco, Sanctuarium in Ecclesia, con la quale si trasferiscono le competenze sui santuari al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione; competenze finora attribuite alla Congregazione per il clero.

Questa decisione fa scrivere al Papa che per sua stessa natura «il santuario è un luogo sacro dove la proclamazione della parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, in particolare della Riconciliazione e dell’Eucaristia, e la testimonianza della carità esprimono il grande impegno della Chiesa per l’evangelizzazione; e perciò si caratterizza come genuino luogo di evangelizzazione, dove al primo annuncio fino alla celebrazione dei sacri misteri si rende manifesta la potente azione con cui opera la misericordia di Dio nella vita delle persone». La pietà popolare, come già a suo tempo aveva ricordato Paolo VI, trova nel santuario un luogo privilegiato dove poter esprimere la bella tradizione di preghiera, di devozione e di affidamento alla misericordia di Dio.

I luoghi santi nella storia. Fin dagli inizi presero avvio i pellegrinaggi anzitutto verso i luoghi dove Gesù Cristo aveva vissuto e annunciato il suo Vangelo, in particolare là ove si trova un segno tangibile della sua risurrezione: la tomba vuota. In seguito poi i pellegrini si sono messi in cammino verso luoghi ove, secondo le tradizioni più accertate, si potevano trovare le tombe degli apostoli. Nel corso dei secoli poi – scrive il Papa – i pellegrinaggi si estesero anche a quei luoghi, diventati ormai la maggioranza, «dove la pietà popolare ha toccato con mano la misteriosa presenza della Madre di Dio, dei santi e dei beati».

Ed è proprio qui, nei posti più diversi, dalle grandi città ai piccoli angoli nascosti, che i «santuari rimangono fino ai giorni nostri, in ogni parte del mondo, come segno peculiare della fede semplice e umile dei credenti, che trovano in questi luoghi sacri la dimensione basilare della loro esistenza credente».

 

Opportunità insostituibile per l’evangelizzazione. Pur nella crisi di fede che investe il mondo contemporaneo, pur nella dichiarata indifferenza di tante persone, la visione ottimista di papa Bergoglio gli fa scrivere che i santuari «vengono ancora percepiti come spazi sacri verso cui andare pellegrini, per trovare un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione nella vita spesso frenetica dei nostri giorni. Un desiderio nascosto fa sorgere in molti la nostalgia di Dio».

La constatazione del grande afflusso di pellegrini in ogni parte del mondo, la preghiera semplice e umile di molta gente, l’attestazione di tante grazie ricevute, la stessa bellezza naturale di questi luoghi sacri, portano alla convinzione che i «santuari, nella verità delle loro forme, esprimono un’opportunità insostituibile per l’evangelizzazione del nostro tempo».

Spiritualità dei santuari. «Attraverso la spiritualità propria di ogni santuario, i pellegrini sono condotti con la “pedagogia di evangelizzazione” a un impegno sempre più responsabile sia nella formazione cristiana, sia nella testimonianza di carità che ne scaturisce». Carità che nei santuari trova un’espressione tipica e molto cara a Francesco: «Si spalancano le porte ai malati, alle persone disabili e, soprattutto ai poveri, agli emarginati, ai rifugiati e migranti». Significativo che questa lettera pontificia sia stata firmata l’11 febbraio 2017, anniversario dell’apparizione di Maria a Lourdes.

Giovanni Ciravegna

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