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Scopriamo il significato e gli aneddoti legati alla parola “Driveȓi” con Paolo Tibaldi

Scopriamo il significato del termine piemontese "Ventiȓin" con Paolo Tibaldi

ABITARE IL PIEMONTESE

Driveȓi: Distrazioni, grilli per la testa, desideri inopportuni, capricci, vizi, ghiribizzi

Lavorare, lavorare, lavorare! Siamo di fronte ad una parola tra le più desuete della lingua piemontese. Nella fattispecie, si utilizza in maniera più costante nella zona piemontese limitrofa alle nostre colline, Langhe, Roero e Monferrato. La parola in questione è “driveȓi”. Termine maschile (indifferentemente singolare o plurale), indica distrazioni, pensieri e desideri inopportuni o che denotano un’inopportuna alternativa all’ordinario.

A questo proposito, pare necessario menzionare un’altra parola piuttosto angusta, che si contrappone al driveȓi e segna un’epoca fatta di sacrifici, nell’accezione più ampia del termine: “feità” (completamente assuefatti dal lavoro, talmente dediti da non saper vedere altro).

La parola driveȓi però, così come dru’, è probabile che arrivi dal periodo in cui, per le attività agricole, venivano utilizzati gli animali (solitamente vacche e buoi); quando in primavera uscivano per i primi lavori dopo il riposo invernale, sovente li si vedeva saltellare, mostrando una certa voglia di sfogarsi, di divertirsi, anziché mettersi immediatamente e faticosamente all’opera; i meccanismi linguistici, hanno fatto sì che tale termine si sia esteso anche alle persone, soprattutto a coloro che preferiscono il divertimento all’inarrestabile stacanovismo. Certo è che un buon equilibrio tra le due cose, potrebbe contribuire a riportare alla naturale condizione umana.

Questa parola viene destinata a più persone in diversi momenti nella rappresentazione teatrale “Catlinin” di Oscar Barile che racconta un particolare momento storico delle nostre colline, fine ‘800, in cui non ci si poteva permettere altro che lavorare senza sosta, “come animali”, anche soltanto per sopravvivere.

Sono rari i dizionari piemontesi che riportano questa parola così autentica e, possiamo dire, molto efficace nella sua intenzionalità. Caduta nell’oblio dopo il suo utilizzo in tempi di ristrettezze economiche, specie nel mondo contadino, mi trovo onorato di spolverarla un po’ insieme a voi, per riaprire il corso del suo utilizzo, chissà. Tant’è che i capricci non hanno epoca, né età. Chissà che questa rubrica stessa, non sia un driveȓi.

Paolo Tibaldi

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