Cogliere il bene che si manifesta dove non ti aspetti

Cogliere il bene che si manifesta dove non ti aspetti
Il popolo d’Israele nel deserto, scena tratta dal film per la televisione Mosè, di Roger Young.

PENSIERO PER DOMENICA – XXVI TEMPO ORDINARIO – 30 SETTEMBRE

Le letture della XXVI domenica affrontano un dilemma che spesso ha diviso la comunità cristiana: è meglio marcare le differenze o cercare i punti di unione per camminare insieme? Sia Mosè, impegnato a fare da guida agli Israeliti nel deserto (Nm 11,25-29) sia Gesù, come racconta Marco (9,37-47), hanno invitato a unire le forze.

Mosè ci offre una chiaro esempio di discernimento: invitato a far tacere due uomini che cominciano a profetizzare, cioè a parlare in nome di Dio, nell’accampamento, visto il contenuto del loro messaggio, non solo non li fa tacere, ma invita ad ascoltarli. La pratica del “discernimento” non è nuova, ma nuova è l’attenzione posta su di essa. Nelle due esortazioni apostoliche di papa Francesco (Evangelii gaudium e Amoris laetitia) il tema del discernimento occupa un posto centrale. Questo è un termine ricorrente nella tradizione cristiana, specie nella teologia morale e nella spiritualità dei Gesuiti. Nei periodi di crisi, nelle fasi di passaggio o in un contesto “liquido” come il nostro, i confini tra bene e male si fanno più sfumati e non è facile distinguere le posizioni. Il discernimento è la capacità di cogliere il bene quando, dove e nella forma in cui si manifesta. A volte in chi non ti aspetti!

Cogliere il bene che si manifesta dove non ti aspetti
Il popolo d’Israele nel deserto, scena tratta dal film per la televisione Mosè, di Roger Young.

Gesù invita a unire le forze: rimprovera Giovanni che, pieno di sacro zelo, aveva cercato di neutralizzare la “concorrenza”, rappresentata da uno che scacciava i demoni nel nome di Gesù. Le sue parole sono paradigmatiche: «Chi non è contro di noi è per noi». Il bene non ha etichette e anche l’anonimo dono di un bicchiere d’acqua non resterà senza ricompensa. Poi Gesù aggiunge la condanna dello scandalo. Apparentemente è un altro tema: in realtà no, perché la parola scandalo significa “pietra d’inciampo”. Proprio l’immagine ci fa capire un’alternativa netta: con le pietre posso costruire ponti o muri divisori. Gesù ha gettato ponti verso tutti e invita noi a fare altrettanto.

La tentazione dell’accumulo di ricchezze è il tema che Giacomo affronta nell’ultima parte della sua lettera (Gc 5,1-6). Chi accumula ricchezze ha paura: alza muri, costruisce depositi e casseforti. Oggi vediamo ergersi due muri divisori sempre più alti. Quello che separa i ricchi dai poveri, il Nord dal Sud del mondo, con qualcuno che vorrebbe che anche il mare diventasse un muro di acqua per impedirne la traversata. Un secondo muro divide i giovani da adulti e anziani: questi continuano ad accumulare e dilapidare non solo soldi, ma anche terra, acqua, clima che spettano ai giovani e alle generazioni future.

Lidia e Battista Galvagno

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