Pubblicità nella buca: c’è chi vuole riceverla

Pubblicità nella buca: c’è chi vuole riceverla

Sarebbero sei su dieci i consumatori che si dicono interessati a volantini e dépliant

ALBA Le nostre cassette della posta affogano in un mare di annunci pubblicitari: dépliant di offerte da supermercati, magazzini di elettronica, catene. Secondo un sondaggio condotto da Elma – organizzazione che raggruppa diverse agenzie pubblicitarie in tutta Europa –, in Italia il consumatore ha però un atteggiamento positivo verso la pubblicità in buca: il 64 per cento del campione intervistato dice di essere favorevole e che più di una volta l’acquisto in negozio si concretizza proprio grazie al volantino.

Ma chi è contrario a ricevere tutta questa carta nella buca che cosa deve fare? La soluzione c’è. Si può indicare sulla cassetta di non volere la pubblicità. Ci sono due articoli del Codice penale che vengono richiamati: il 660 e il 663. Ma, nonostante alcune sentenze abbiano dato ragione ai consumatori (famoso il caso di un barese che ha denunciato una catena di negozi, ricevendo un indennizzo) sono poche le persone che prendono l’iniziativa. I più gettano i volantini senza sfogliarli.

Secondo i dati raccolti da Roberto Cavallo – “rifiutologo” albese, amministratore delegato della cooperativa Erica –nel suo libro Meno 100 chili. Ricette per la dieta della nostra pattumiera, ogni anno una famiglia riceve in buca 15 chilogrammi di carta. Contando che di famiglie ad Alba ne vivono 14.371 (dati Urbistat), significa oltre 200 tonnellate di carta l’anno. Possiamo calcolare che in Italia, su una produzione di 8,8 milioni di tonnellate di carta l’anno (dati Assocarta), considerando 24 milioni di abitazioni occupate (secondo l’Istat), la pubblicità in buca equivale al 4 per cento dell’intera produzione di carta.

Ci sono Comuni che hanno cercato di frenare questo spreco. Il primo paese che ha posto un freno alla diffusione della pubblicità cartacea è stato Dogliani: il sindaco ha emanato un’ordinanza, invitando i cittadini ad apporre un adesivo, richiamando il codice penale e invitando a non distribuire pubblicità in buca. Coadiuvato dalla cooperativa Erica, il paese, con 4.630 abitanti, ha così evitato l’introduzione nelle buche di 7,96 chilogrammi di carta per famiglia in un anno, circa il 6 per cento sul totale della carta da “rifiuto”. Non tutti hanno però condiviso le intenzioni, tanto che il Municipio ha dovuto fronteggiare una denuncia proveniente da un mobilificio, intentata per «lesione dell’iniziativa privata». La richiesta, peraltro, non ha trovato accoglimento in sede giudiziaria.

Inoltre, non tutti sono d’accordo nel parlare di posta “indesiderata”. Per esempio Assocarta, l’associazione di categoria che riunisce i produttori, difende la possibilità data al consumatore di conoscere le offerte di prodotti e i loro relativi sconti. «L’industria della carta è spesso associata al disboscamento ma la carta non è nemica delle foreste, semmai è il contrario», spiega Massimo Ramunni, country manager della campagna TwoSides di Assocarta (creata con lo scopo di dissipare alcuni dei luoghi comuni su questo tema). «Solamente l’11-12 per cento del legname viene utilizzato per produrre carta, un bene riciclabile; il resto va quasi tutto in energia. Perché se brucio un chilo di legna faccio energia verde e vengo incentivato e se lo trasformo in carta sono un nemico dell’ambiente?». Secondo Ramunni sono l’allevamento e l’agricoltura le prime cause di deforestazione e non la produzione di carta. Il tasso di riciclo per quest’ultima è del 70 per cento e sarebbero più gli alberi piantati di quelli tagliati.

In ogni caso, comunque la si veda, un’alternativa alla pubblicità in buca esiste e può essere quella di consultare i volantini on-line. Ma qui si aprirebbe un altro capitolo.

Maurizio Bongioanni

Al Conad non hanno quasi lamentele e affidano la distribuzione sul posto

Le persone che non vogliono ricevere posta indesiderata devono prima di tutto segnalarlo sulla buca delle lettere, attraverso un avviso specifico esposto in modo chiaro. Ce lo conferma Filippo Morieri, direttore del Conad di Alba, intervistato da Gazzetta.

Anche lei, direttore Morieri, punta sulla pubblicità inserita nelle cassette delle lettere?

«Sì, tra le voci di spesa in pubblicità è quella più rilevante. Affidiamo il servizio a imprese locali, con le quali lavoriamo da molti anni, avendo instaurato un rapporto di fiducia. È importante per noi che la pubblicità in buca vada a destinazione e non venga buttata».

Avete mai ricevuto delle lamentele?

«Pochissime. Di solito diamo indicazioni alle ditte di consegnare la pubblicità solo laddove non ci sia un divieto specifico. Eppure, vuoi per svista o per altri motivi sconosciuti, qualche volta i dépliant sono finiti dove non dovevano: parliamo di poche decine di casi in molti anni di lavoro. Il cliente ci ha informato, noi abbiamo trasmesso l’indirizzo con il numero civico alla ditta che opera la distribuzione e il fatto non si è ripetuto».

ma.b.

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