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Scopriamo le ragioni per cui in piemontese l’insalatiera è detta “Gȓilet”

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Gȓilet: Contenitore, insalatiera, fiamminga, zuppiera, terrina

Solo in Piemonte si mangia l’insalata nel gȓilet? No, certamente. Ma solamente qui si chiama così. E la parola di questa settimana è proprio gȓilet. Sostantivo maschile, indica quel contenitore fondo e concavo ad esclusivo uso alimentare (altrimenti sarebbe un sigilin o una sija) per zuppe, insalate, antipasti, patate appena sbucciate: tutto ciò che può essere edibile.

Da non confondere con cabaret, che è un vassoio dalla forma piatta, la parola gȓilet è così ancor oggi frequentemente utilizzata, che nella lingua italiana viene pronunciata nel mezzo del discorso. Perché? Perché secondo alcuni “rende meglio”, molto meglio! “C’è ancora un po’ di pasta nel gȓilet”; “Ho dimenticato di lavare il gȓilet”; “Ho talmente fame che mangerei un gȓilet di gnocchi”.

Chi lo preferisce in acciaio, chi in ceramica o in porcellana; c’è qualcuno che opta per quello in plastica. È anche vero che la resa del cibo, a detta dei più esperti gourmet, cambia vorticosamente a netto favore per la ceramica. Ma ci si aggiusta con quel che si può. Beninteso, la parola di oggi ha nulla a che vedere con il vezzeggiativo dei simpatici animaletti detti grilli; al contrario, il grilletto del fucile o delle armi da fuoco si dice in piemontese gȓilet, come il contenitore.

Ormai i lettori della rubrica credo abbiano notato, di tanto in tanto, quello strano segno sulla lettera ȓ, il circonflesso della cosiddetta “erre fricativa” – un suono semplice da riprodurre per chi è cresciuto parlando piemontese tra Alba, Langa e Roero, ma di difficile esecuzione per chi non ne ha dimestichezza pluriennale. Vi è una plausibile ipotesi su quel suono così particolare, presente ancora oggi nel linguaggio di un’altra zona del mondo: la Danimarca. Infatti, pare che molti secoli addietro – il 219 a.c. – un’invasione di Cimbri si stanziò dalle nostre parti e da qui non si mosse più fino al suo completo sterminio comandato da Gaio Mario; pare sia proprio quella popolazione ad aver instaurato nel linguaggio locale suono unico della erre fricativa propagato fino ad ora.

È proprio vero che il mondo è un… gȓilet!

Paolo Tibaldi

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