La natura non perdona, ma per fortuna Dio sì

PENSIERO PER DOMENICA – XXIV TEMPO ORDINARIO – 15 SETTEMBRE

La parabola del Padre misericordioso (Lc 15,1-32), una delle pagine più note del Vangelo, che ha alimentato la fede di generazioni di credenti, ci provoca a sempre nuove interpretazioni. Non si tratta di fare sforzi di immaginazione o di retorica, ma di lasciar scendere queste parole di Gesù nella nostra vita e ascoltarne l’eco. Ci lasciamo guidare anche dalle provocazioni del prossimo Sinodo sull’Amazzonia, e dai ripetuti allarmi sul futuro dell’umanità.

La natura non perdona, ma per fortuna Dio sì

Se il prodigo diventa massa. Viviamo una fase della storia in cui una parte consistente dell’umanità si è allontanata da Dio, reclamando la propria libertà e il diritto di disporre a proprio piacimento delle risorse, cioè del pianeta che Dio ci ha regalato come casa. Come gli Israeliti nel deserto (Es 32,7-14), ci siamo costruiti il vitello d’oro: il mito del progresso e il sogno di un aumento indefinito della ricchezza. Il prodigo inoltre è diventato massa; le pecore che hanno lasciato l’ovile per percorrere proprie strade sono tante. Ma sta per arrivare la carestia: gli scienziati concordano nell’ammonire che è sempre più vicino il punto di non ritorno, segnato da cambiamenti climatici, da carestie devastanti, da migrazioni incontrollate di popoli alla ricerca di acqua e cibo.

Possiamo cambiare direzione di marcia. È questo il significato della parola “conversione”, con cui generalmente identifichiamo la presa di coscienza del prodigo e la sua decisione di tornare alla casa paterna. È interessante anche il fatto che alla radice della decisione del giovane non ci sono motivi ideali, ma considerazioni utilitaristiche: il confronto tra le condizioni di vita in cui si trova e quelle che ricorda tipiche della casa paterna. Non possiamo negarlo: i peccati ci piacciono; giungiamo a detestarli solo quando ci fanno male: alla salute, alla qualità della vita, alla serenità interiore.

Dio non si stanca di aspettare. La natura non perdona; Dio per fortuna sì. Il cuore della parabola è questo. Gesù ci ricorda che il cuore del Padre non ha mai abbandonato il figlio che s’è allontanato. Dio non si stancherà mai dell’umanità che ha creato. Questa rassicurazione è il cuore del Vangelo e la base del pontificato di papa Francesco, che continua a ripetere, a parole e nei fatti, che la misericordia è oggi la categoria interpretativa del Vangelo, «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa». Purtroppo non è facile proporre questo tema, perché la schiera dei “fratelli maggiori” è molto potente e aggressiva. Ma la parabola evangelica, nonostante il finale aperto, induce alla speranza.

Lidia e Battista Galvagno

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