Cinque ragazzi su cento hanno problemi in classe

DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO Lo erano Pablo Picasso, forse Ludwig van Beethoven e Hans Christian Andersen, come pure il regista Steven Spielberg e l’attore Tom Cruise. Stiamo parlando di dislessia, tra i più noti disturbi dell’apprendimento. Gli altri sono la disgrafia, la disortografia e la discalculia: non patologie, ma sviluppi atipici dei processi di conoscenza, che possono riguardare la capacità di leggere bene, di scrivere senza errori o di calcolare. Rispetto al passato, quando i bambini con Dsa – la sigla per “disturbi specifici dell’apprendimento” – rischiavano di essere etichettati come svogliati e poco inclini allo studio, c’è maggiore consapevolezza nelle famiglie e nelle scuole. C’è anche una legge, la n. 170 del 2010, che regolamenta la materia, prevedendo linee guida per la diagnosi e una metodologia per supportare i ragazzi.

Dal momento che non si tratta di un disturbo cognitivo, non è previsto l’intervento di un insegnante di sostegno: sono i docenti della classe a seguire gli studenti Dsa, ricorrendo a strumenti compensativi e dispensativi, spesso tecnologici. Per questo, la formazione è fondamentale. Anche perché negli ultimi anni il numero delle certificazioni Dsa nelle scuole italiane è cresciuto, come testimoniano i dati diffusi dal Ministero dell’istruzione: se nell’anno scolastico 2010-2011 gli studenti con un disturbo dell’apprendimento erano lo 0,7 per cento, nel 2017-2018 si è passati al 3,2 per cento. Lo scorso anno erano 276.109 gli alunni con Dsa frequentanti le scuole italiane di ogni ordine e grado, con un picco del 5,6 per cento alle medie.

Da notare che le certificazioni sono di più al Nord-ovest, dove i valori maggiori sono stati riscontrati dal Miur in Valle d’Aosta e in Liguria, regioni che hanno raggiunto il 5,1 per cento di alunni Dsa. Al terzo posto c’è il Piemonte con il 4,7. Molto di più rispetto a Calabria (0,8 per cento) o Campania (1 per cento). Se si scende poi nel merito dei singoli disturbi, il più frequente è la dislessia, con 177mila certificazioni nel 2017-2018, mentre il meno frequente è la disgrafia, con ben 79.261 allievi che ne sono colpiti.

Al Cillario Ferrero è appena arrivato il nuovo software SupermappeX

Come si approcciano le scuole di Alba ai disturbi specifici dell’apprendimento? Lo abbiamo chiesto al Cillario Ferrero, dove non mancano le novità, come spiega la dirigente Paola Boggetto: «È appena iniziata la sperimentazione di SupermappeX, un software che permette di creare mappe concettuali in modo intuitivo, importanti per ragazzi con Dsa, ma non solo: il programma si rivolge a tutta la classe, con un approccio che risponde alle esigenze dei nativi digitali».

L’istituto professionale, nelle tre sedi di Alba, Neive e Cortemilia, è da sempre in prima linea nel processo d’inclusione degli studenti con Dsa e con bisogni educativi speciali. «Favoriamo la formazione dei nostri docenti, in modo da redigere piani per ogni studente; organizziamo inoltre serate dedicate ai soli genitori, per confrontarci sulle difficoltà e muoverci in modo congiunto tra scuola e famiglie», aggiunge la dirigente.

Così accade anche al liceo scientifico Cocito – come spiega la nuova dirigente Anna Viarengo –, ma è a partire dalla seconda elementare che il disturbo emerge.

Precisa il preside dell’istituto Centro storico Damiano Lupo: «La presenza di studenti con Dsa è consistente. Talvolta, alle elementari, sono gli stessi insegnanti a segnalare il problema ai genitori, che poi proseguono con gli accertamenti. La nostra scuola segue da sempre le linee guida in materia, applicando una serie di strumenti di supporto, come possono essere le calcolatrici in caso di discalculia o sollevando gli studenti da alcune attività, quale ad esempio la lettura ad alta voce in caso di dislessia». Identico approccio viene portato avanti pure all’istituto Moretta.

Lingua: «Per la scuola è giunto il momento di rinnovarsi»

Roberto Lingua è uno psicologo specializzato in disturbi dell’apprendimento.  Dal 2002 al 2017 è stato anche presidente dell’Associazione italiana dislessia di Cuneo, di cui fa parte, oltre a essere oggi coordinatore della unità per i disturbi dell’apprendimento del centro di riabilitazione Ferrero di Alba.

Lingua, la scuola del nostro Paese è pronta ad accompagnare i ragazzi con Dsa?

«C’è informazione diffusa, ma tutto è lasciato all’iniziativa delle singole scuole, con una formazione non omogenea. Oggi non c’è obbligo di formazione ed è questo il punto molto debole, soprattutto per i docenti delle scuole medie, che rischiano di non aver mai frequentato corsi in materia di Dsa. Inoltre, le scuole hanno fatto passi in avanti, ma rischiano di non essere tuttora pronte: si punta sul metodo, mettendo da parte l’aspetto più relazionale, che è invece fondamentale. Sono efficaci, ad esempio, le iniziative che coinvolgono la classe, facendo diventare il disturbo una diversa normalità e non una ragione per seguire il ragazzo in modo differente dagli altri».

Perché le certificazioni sono aumentate?

«Perché c’è maggiore consapevolezza, con attenzione da parte delle famiglie e degli insegnanti. Abbiamo metodi molto precisi per arrivare a una diagnosi di Dsa, ma rimangono una serie di casi che mascherano una situazione di disagio scolastico. La tecnologia ha cambiato l’approccio all’apprendimento dei nostri ragazzi, mentre la scuola è rimasta ferma a un modello superato. A volte, quindi, ci sono casi di allievi che non rispondono ai metodi tradizionali: per questo è giunto il tempo di rinnovarsi».

 

Francesca Pinaffo

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