In Piemonte i matrimoni in chiesa sono circa la metà di quelli civili

In Piemonte i matrimoni in chiesa sono circa la metà di quelli civili
Immagine di repertorio

TRIBUNALE ECCLESIASTICO Meno matrimoni, meno nascite. L’attività del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese fa i conti con questo scenario. In regione i matrimoni in chiesa nel 2018 sono stati il 36,3% rispetto al 63,7% di quelli con rito civile e la Valle d’Aosta registra un andamento peggiore: 32,2% i matrimoni religiosi e 67,8% i civili. La percentuale più bassa è nella provincia di Vercelli (29,7% contro 70,3%).

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L’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese a Pianezza, con monsignor Cesare Nosiglia.

In Italia, in base ai dati Istat, nel 2018 sono stati celebrati poco meno di 200mila matrimoni, con un leggero aumento (2,3%) rispetto al 2017, una crescita che si imputa al cosiddetto “divorzio breve” che ha semplificato e velocizzato l’iter divorzile. I numeri però confermano anche la scelta della convivenza anziché del matrimonio.

Sono alcuni dei dati che fotografano il Piemonte e la Valle d’Aosta presentati a Pianezza (To), all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese (Teip, a cui fanno capo tutte le diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta, esclusa Alessandria). Velocità e semplificazione sono regole di casa anche nelle pratiche di nullità del Tribunale ecclesiastico, ma soprattutto si respira aria di carità. Lo ha ricordato Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e moderatore del Teip: «La prima forma di carità è la verità e la verità deve rivestirsi della carità», una verità incarnata «nell’itinerario umano e cristiano di ogni fedele». Il vicario giudiziale don Ettore Signorile ha illustrato i dati: nel 2019 il Tribunale ha preso in considerazione 283 pratiche di nullità e ha concluso complessivamente (comprese le due sentenze dei vescovi per il processo più breve) 116 cause: 101 affermative, 13 negative e 2 rinunciate.

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L’apertura dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese

I capi di nullità sono i motivi per cui un matrimonio nasce invalido; sono previsti dal Codice di diritto canonico e si dividono in due tipologie: quelli che riguardano l’incapacità psicologica e quelli che rientrano nelle simulazioni, cioè le esclusioni di qualche finalità o proprietà del matrimonio. Il Tribunale nel 2019 si è pronunciato complessivamente su 199 capi di nullità: 135 riguardano l’incapacità e 64 le simulazioni (esclusione del matrimonio stesso, della prole, dell’indissolubilità, della fedeltà, del sacramento). La durata media dei due processi più brevi conclusi con sentenza del vescovo è stata di 98,50 giorni. Se consideriamo invece anche il decreto esecutorio e la registrazione dell’avvenuta nullità sui registri dei matrimoni e dei battesimi, la media è di 127 giorni.

Oltre ai numeri, don Signorile ha inquadrato il lavoro complesso e articolato che si svolge per arrivare alla sentenza. Per questo è necessario che vi lavorino persone competenti dedite a una vera pastorale giudiziaria.

Chiara Genisio-Agd

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