La vita avventurosa del montatese Fabrizio Riillo

La vita avventurosa del montatese Fabrizio Riillo

LA STORIA È in momenti difficili come quello che stiamo vivendo che è importante riuscire a guardare oltre le difficoltà e cercare belle storie che ci aiutino ad avere fiducia nel futuro. Sicuramente quella di Fabrizio Riillo, montatese classe 1982, dimostra come il coraggio, la preparazione e la voglia di migliorare possano sempre fare la differenza. Lo abbiamo contattato dove vive ora, a Tokyo.

Parlaci di te e di cosa ti ha portato in Giappone.
«Sono nato a Moncalieri ma, per quasi vent’anni, sono stato un montatese Doc. Ho iniziato a muovermi dopo il diploma all’alberghiera di Barolo, nel 1998, quando la scuola mi ha offerto la mia prima esperienza all’estero, a Saint-Moritz in Svizzera. Da quel momento non posso dire di essere stato molto fermo. Sono stato in Inghilterra, ho fatto un anno di ferma volontaria negli Alpini a Cividale e ho stazionato a Sarajevo, in Bosnia, con la Nato. La svolta è arrivata quando sono partito il 21 dicembre 2001, per la Florida, dove per una decina d’anni ho lavorato come barman e manager di ristoranti tra Boca Raton, Palm Beach e gli Hamptons. «Nel 2008 mi sono trasferito a New York e nel 2012 ho lavorato come manager di discoteche e organizzatore di feste. Infine, nell’agosto 2018, mi sono spostato a Tokyo, perché ho avuto un’offerta di lavoro dalla famosa discoteca 1Oak Tokyo come general manager. La prossima settimana chiuderò anche questa esperienza e vedremo che sorprese avrà per me il futuro. Nel 2015 ho ottenuto la doppia cittadinanza, italiana e statunitense, sto imparando il giapponese e parlo italiano, inglese, spagnolo e un po’ di francese».

La vita avventurosa del montatese Fabrizio Riillo 2

A vederti così, in questi anni non hai fatto altro che pensare al lavoro.
«Non mi sono fatto mancare degli hobby che sono poi diventati veri e propri mestieri. Nel 2005 mi sono iscritto al Fitness institute international di Boca Raton, diplomandomi, nel 2007, in exercise science. Sono diventato personal trainer privato. Ho seguito un paio di attori famosi e altrettanti atleti professionisti. Seguendo alcuni clienti ho girato da Miami a Beverly Hills, da Las Vegas agli Hamptons fino alla Costa Azzurra. Ovviamente, oggi, esercito anche qui in Giappone. Inoltre, dal 2004 al 2007, ho gareggiato in America con le moto di un team Ducati. Mi piace la velocità in tutte le sue forme e, di conseguenza, qualsiasi sport dove si possa provare l’alta velocità. Dal motociclismo puro al motocross, passando dallo sci al downhill in mountain bike. Sono un adrenaline junkie, drogato di adrenalina».

Sei in Giappone. Olimpiadi appena rinviate di un anno e coronavirus. Cosa ne pensi?
«Per me il mondo intero dovrebbe prendere un mese di pausa forzata e severa, stile Cina. La verità non la conosco e il Giappone fa credere al mondo quello che vuole. Per ora qui si vive nella normalità totale, i numeri dei contagiati paiono bassi, ma non vengono effettuati test alle persone malate. In ogni caso, noto che ci sono molto meno cinesi, clienti incredibilmente danarosi e spendaccioni».

La tua è decisamente #TheFabulousLifeOfFabri (la vita favolosa di Fabrizio), come tu stesso la definisci sui social.
«Non mi posso lamentare. Sono andato in America perché era sempre stato un mio sogno, mi sono trasferito in Giappone per prendermi una pausa e imparare cose nuove e particolari. E, anche se sono fuori dall’Italia da ormai mezza vita, torno una volta all’anno a trovare la famiglia e gli amici, con cui rimango sempre in contatto. Consiglio a tutti i giovani di viaggiare il più possibile e di non aver paura di fare esperienze. Ovviamente, con delle buone fondamenta di studi. Come si dice in America, non basta essere certificato: devi anche essere qualificato. Mata ne! (“ciao” in giapponese, nda)».

Andrea Audisio

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