Abitare il piemontese: scopriamo il significato della parola Ciȓesa

I tanti significati di "Tampa", una figuraccia, ma anche molto altro

Ciȓesa (prunus cerasus) albero e frutto della ciliegia; voglia violacea sulla pelle.

Cos’hanno in comune le ciliegie e le parole di Abitare il piemontese? Una tira l’altra! Siamo nel pieno periodo di maturazione delle ciȓese, da qualche parte chiamate cerese o sërese. Quante varietà, una più buona dell’altra: ciȓesa griòtamaren-agȓafionmarascamatineȓamoscatelaeivosavignòlavìssoȓa! 

In piemontese, la nomenclatura di alcuni vegetali è una lezione di geografia, storia e sociologia. In italiano l’albicocca non ci racconta più del frutto in sé, mentre in piemontese armognan, connota la provenienza armena, così come il portigàl (arancia), il daȓmassin (prunacea originaria di Damasco), lo spagnolin (peperoncino dalla Spagna), il pèrsi (pesca, dalla Persia). Il granoturco, invece, è un refuso linguistico: quando giunse da queste parti dalle Americhe, ci dissero che quei chicchi gialli erano cibo per tacchini, in inglese chiamati turkey. Così quel grano venne battezzato “turco”, grano per tacchini. La Meiȓa, la Merica!

L’origine di ciȓesa risale al latino Ceresia e al greco antico Kèrasos. Pare ci sia anche un legame con la località di Cerasunte nel Ponto, regione dell’Anatolia affacciata sul Mar Nero da dove, racconta Plinio il Vecchio, furono portati i primi alberi di ciliegio a Roma nel I secolo Avanti Cristo per opera di Lucio Licinio Lucullo, buongustaio da cui l’aggettivo luculliano. Oltre al piemontese, adoperano una parola assonante a ciȓesa moltissime lingue neolatine e altrettante regioni italiane. Nella toponomastica il Piemonte è foriero di questo messaggio: Cereseto, Ceresole, Ceres, eccetera. Per forma e colore simili al frutto, va detto che la ciȓesa è anche una macchia violacea sulla pelle, una comune “voglia”.

Intorno al 24 giugno, giorno di San Giovanni, nelle ciliegie più succose s’intrufolerà un vermicello chiamato gianin proprio in onore al Santo patrono che segna anche il periodo di massima maturazione: ciȓese con ëȓ gianin? Mangia mach, sènsa baicheje ‘ndȓin! Nella credenza popolare San Giovanni è sempre stato un dì ëd màrca (giorno di riferimento), anche in ambito vitivinicolo. Dal meteo di quel giorno dipenderà la vendemmia. S’o tron-a a San  Gioàn, ȓ’uve van an tèra pȓima ch’ant’ëȓ cavàgn. (se tuona a San Giovanni, l’uva va in terra prima ancora che nel cesto).

Paolo Tibaldi

 

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