LETTERA AL GIORNALE Egregio direttore, mia mamma, se fosse ancora in vita, sarebbe rimasta particolarmente addolorata per la scomparsa di Giuseppe Faussone: ammutolita come se fosse morto un parente prossimo. Negli ultimi anni della sua vita, mamma parlava spesso del successo della Ferrero in Germania, e in particolare delle vicende familiari dell’ingegner Faussone e Marisa Fenoglio, in cui s’identificava. Lesse e rilesse i libri di Marisa Fenoglio, lei che non era gran lettrice quanto papà, soprattutto Il ritorno impossibile, e mi ripeteva sempre che a causa dell’impossibilità di un ritorno lei aveva convinto papà a non partire, proprio con Faussone. Sul finire del 1956 papà era stato invitato da Piera Cillario Ferrero, mamma di Michele Ferrero, a salire in Germania. Dovevano lavorare insieme, lui e Beppe Faussone. Ma mamma si oppose, contenta dei più limitati orizzonti albesi, e così aveva convinto papà, che lavorava in Municipio da geometra.
Mamma mi scrisse anche una lettera, anni fa, in cui mi parlava di Marisa e Beppe, figlio del direttore dell’azienda del gas. Era orgogliosa perché papà aveva avuto l’occasione di «diventare direttore generale in Germania con l’ingegnere»; ma soprattutto mi diceva di questo ritorno impossibile, e delle motivazioni che l’avevano indotta a convincere papà a declinare l’offerta di Piera Cillario, giusto nei giorni in cui Giuseppe Faussone accettava l’analoga proposta avanzatagli da Michele Ferrero. Disse anche, a rafforzare il concetto, che se lei e papà fossero partiti come Marisa e Beppe, non sarebbero nati i nipotini: quei suoi tre nipotini. Ne sarebbero nati altri, ma – diceva facendomi sorridere, indicando una foto dei miei figli, già grandi – non sarebbe stata la stessa cosa.
Per questo inserii brevi accenni alla vicenda tedesca di mio padre e Beppe Faussone (sotto pseudonimo di ingegner Sergio) in L’Alba dei miracoli, il mio romanzo più “albese”. E per questo, appena appresa la notizia della morte di Faussone, ho pensato a mamma e papà, e ho dovuto scrivervi queste righe; per segnalare i brani dove si accenna all’“ingegner Sergio”: uno dei tanti albesi capaci di costruire dal nulla realtà che il mondo invidia.
Teresio Asola