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L’ora della radicale solitudine vissuta da Gesù

PENSIERO PER DOMENICA – PRIMA DI QUARESIMA – 6 MARZO

Il cammino quaresimale inizia nel segno della fede. Avere fede è fare memoria; per gli Ebrei è riconoscere la presenza di Dio nella storia, con gratitudine (Dt 26,4-10). Ma è anche affidarsi a Gesù, sulla scorta di Paolo che ai Romani (10,8-13) sintetizza così la sua professione: «Chiunque crede in lui non sarà deluso… Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Salvato non dalle tentazioni, ma nelle tentazioni.

L’ora della radicale solitudine vissuta da Gesù
Gesù tentato dal demonio, miniatura di Liberale da Verona (1445-1529). Siena, Libreria Piccolomini.

Lottare contro le tentazioni. Nella prima domenica di Quaresima, ogni anno viene proposto il Vangelo delle tentazioni di Gesù (Lc 4,1-13). La tentazione non va confusa con le difficoltà della vita di ogni giorno, con gli ostacoli che si frappongono sul nostro cammino. Queste cose, se affrontate con lo spirito giusto ci rafforzano; in alcuni casi addirittura ci esaltano (pensiamo alla conquista di una vetta alpina, dopo aver superato la “tentazione” di fermarsi e tornare indietro!). La tentazione non va confusa con la semplice “fatica di vivere”: quel malessere esistenziale oggi molto diffuso in tutti gli strati sociali, anche tra i credenti. La tentazione, in senso biblico, è una cosa seria: lo scopo non è di scatenare la nostra reazione, ma di ridurci all’impotenza, alla solitudine radicale, come quella vissuta da Gesù.

Gesù ha vissuto le tentazioni dell’adulto: 1) La tentazione della carne. Satana sa che la carne teme il dolore, teme la fame. Sa che ci sono momenti in cui siamo deboli, perché le “difese immunitarie” sono basse. Anche la fame spirituale – oggi si parla di depressione – può scatenare la crisi: «Come mai non riesco a venirne fuori? Perché Dio non mi aiuta?». 2) La tentazione dello spirito religioso. La tentazione del miracolismo: non solo invocare, ma pretendere il miracolo, esserne così certi da andare in crisi quando non si verifica: «Perché Dio non interviene?». Ecco la radicalità della tentazione: se Dio non interviene, mi ha ingannato con le sue promesse! 3) La tentazione di fare a meno di Dio: «Tutto questo sarà tuo, se inginocchiato, mi adorerai». La tentazione di adorare il nemico di Dio nasce dal dubbio se Dio sia davvero in grado di aiutarmi, dalla domanda se alla guida della storia ci sia lui o no.

Gesù ci ha insegnato a vincere le tentazioni. Lui le ha superate, riuscendo ogni volta a pensare secondo Dio, non secondo gli uomini, aiutato dalla parola di Dio. Nelle tre tentazioni, sia il tentatore che Gesù usano la parola di Dio: il loro è un confronto a base di citazioni, alla ricerca di quella capace di ridurre al silenzio l’avversario. Il diavolo usa la Parola per affermare sé stesso; Gesù la usa come strada a Dio. Aderisce al suo progetto, si fida di lui, come farà anche Paolo: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Lidia e Battista Galvagno

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