Dogliani e la dura lotta alla flavescenza dorata

ANALISI La flavescenza dorata è causata da un fitoplasma in grado di falcidiare interi vigneti. Il trattamento, obbligatorio dal 2000, consiste nel somministrare un insetticida che agisce contro il principale vettore della malattia, la cicalina scaphoideus titanus. L’intervento è efficace soltanto se è eseguito da tutti e nello stesso momento, per evitare che permangano dei focolai. Inoltre, è fondamentale che le vigne incolte siano estirpate, proprio per non creare un ambiente ideale per la riproduzione della specie.

Dal 2005 è stato istituito il Comitato per la lotta ai fitoplasmi del Doglianese e Monregalese: ventuno Comuni, con Dogliani capofila, impegnati nel monitorare la diffusione della malattia e agire tempestivamente con il sostegno del settore fitosanitario della Regione e delle organizzazioni di categoria.

Dogliani e la dura lotta alla flavescenza dorata

Spiega il presidente del coordinamento Attilio Pecchenino: «Siamo partiti dal presupposto che, per ottenere dei risultati, fosse necessario agire tutti insieme. All’epoca ero consigliere comunale a Dogliani e la flavescenza dorata stava arrivando, dall’Astigiano, nel Roero. Ci siamo resi conto che si trattava di una questione di tempo e ne saremmo stati colpiti pure noi. Il primo passo è stato capire che il problema maggiore erano gli incolti. Nei Comuni aderenti abbiamo adeguato i regolamenti di Polizia rurale, per obbligare i proprietari dei fondi all’estirpo. Con il tempo, almeno a Dogliani, abbiamo eliminato le viti non coltivate anche da ogni singola scarpata. Serve coraggio da parte dei sindaci, chiamati a emettere le ordinanze che obblighino a ripulire i fondi. Scelte a volte impopolari, ma necessarie per tutelare il patrimonio viticolo».

Per facilitare l’iter, a Dogliani è stato costituito, all’interno della Commissione agricoltura, il Comitato flavescenza dorata. La segnalazione, conseguente a un sopralluogo, arriva al primo cittadino e al settore fitosanitario della Regione. «Il problema maggiore riguarda le aree ai confini della viticoltura, dove diventa più difficile intervenire».

Nel 2008, è partito un progetto pilota di monitoraggio dello scaphoideus titanus attraverso trappole cromotropiche. «A metà giugno forniamo le trappole ai viticoltori: ne vanno messe tre per ettaro in posizione obliqua. Sono fogli gialli, colore che attrae l’insetto, ricoperti di colla. Ogni quindici giorni vanno sostituite e portate in Municipio a Dogliani, dove io e un funzionario della Regione facciamo la conta. In seguito, diamo comunicazione dei risultati agli agricoltori. Se si incontrano una decina di esemplari di scaphoideus, qualcosa non va: o il trattamento non è ben eseguito o ci sono degli incolti nelle vicinanze. Le aziende che collaborano sono una trentina, ma l’ideale sarebbe l’adesione di tutti, in particolare di chi usa metodi di lotta biologica. Su una quindicina di vigneti, il monitoraggio è fatto dall’inizio, senza mai cambiare la posizione delle trappole: ciò ci permette di avere dati sull’andamento annuale, che dipende anche dal clima».

Una presentazione dei risultati si è tenuta alla Bottega del vino di Dogliani, cui hanno partecipato, tra gli altri Paola Gotta e Ivan Albertin dell’Università di Torino.

Non solo la farfallina vettore della flavescenza dorata: il comitato ha intrapreso il monitoraggio anche di altri insetti. «Per ogni specie, occorre una diversa trappola. Riguardo alla tignola abbiamo anche avviato azioni di controllo della popolazione usando il metodo della confusione sessuale: ogni dieci viti, leghiamo un braccialetto intriso di ferormoni, efficace per un anno, il quale evita che l’insetto si riproduca. I maschi, confusi, non riescono a individuare la femmina». Vittorio Veronelli della Cbc Europe ha presentato un metodo innovativo, legato sempre alla confusione sessuale, per contenere lo scaphoideus titanus. «A differenza di altri insetti, la cicalina, per riprodursi, emette delle vibrazioni. L’impresa ha progettato il Tremos, scatolina che riproduce queste onde e si può applicare ai fili o ai pali di sostegno: saremo i primi a provarle».

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba