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Le colline del vino si trovano a un bivio

Le colline del vino si trovano a un bivio

AGRICOLTURA Correnti opposte sembrano attraversare il mondo dell’agricoltura e in particolare quello del vino. Forze che si elidono a vicenda, spingendo in direzioni contrarie. Una è quella economico-finanziaria, l’altra quella naturale-ambientale: da una parte c’è la tensione verso la produzione di qualità e la crescente attenzione ai margini di profitto, dall’altra l’esigenza di proteggere gli ecosistemi dallo sfruttamento eccessivo. Partiamo dalla situazione economica. A metà aprile Unioncamere Piemonte a Verona durante il Vinitaly, la nota manifestazione dedicata ai vini italiani, ha diffuso numeri eloquenti: nonostante nell’ultima vendemmia il Piemonte pare abbia prodotto 2,3 milioni di ettolitri di vino contro gli oltre 2,7 milioni del 2020 (-15% rispetto all’anno precedente), i risultati dell’export sono stati straordinari, raggiungendo un totale di 1,2 miliardi di euro, per una variazione del +12,2%.

Pochi giorni dopo, è arrivata la notizia secondo cui la famiglia Abbona, proprietaria dell’azienda Marchesi di Barolo, ha acquistato otto ettari di terreno nella zona del cru Perno, uno dei 170 dell’area di Monforte. Qui i prezzi degli appezzamenti si aggirerebbero attorno ai 2 milioni per ettaro. L’operazione simboleggia quindi il livello economico raggiunto dal settore, con cifre a sei zeri che sembrano allontanarsi da reali parametri di valore. Se da una parte la crescita vertiginosa procura benessere a tutto il territorio, in molti – soprattutto operatori del settore – si domandano fino a quando l’exploit potrà durare.

Esiste inoltre un contraltare. Osservando le colline di Langa si ha l’impressione di una speculazione crescente, di un’agricoltura intensiva che soppianta i boschi per disseminare ovunque vigneti, anche a danno della biodiversità. Le colline sono “pelate”, ordinate, prive di alberi. Spariscono ragni e farfalle, api e insetti si decimano, la flora assottiglia la propria varietà e a breve il rumore dei trattori che spargono sostanze inizierà a occupare l’aria. Le vigne – non tutte, per fortuna! – si coloreranno da maggio in avanti di strisce gialle e arancioni, che ormai abbiamo imparato a distinguere come veleni che bruciano il tappeto erboso e con esso le forme di vita esistenti. È quest’ultima operazione a preoccupare non poco gli scienziati.

r.a.

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