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Piazza Castello: quattro statue e un restauro

Piazza Castello: quattro statue e un restauro

TORINO Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza, allegorie del buon governo, sono le quattro statue che martedì 12 luglio hanno spiccato il volo, dalla facciata di palazzo Madama nel cielo di Torino, per tornare all’antico splendore. Con una discesa di 27 metri sono atterrate in piazza Castello dove verranno restaurate in diretta, in un padiglione trasparente visitabile dal pubblico. Spiega Giovanni Quaglia, presidente della fondazione Crt, ente che ha finanziato il progetto: «Vedere le statue volare è un evento più unico che raro: non siamo in un film, ma si tratta di una spettacolare operazione di recupero storico-artistico, che abbina la tecnologia più innovativa e le migliori maestranze, per salvare la grande bellezza della cultura».

Con un apposito intervento di sezionamento, le quattro statue monumentali in marmo bianco, alte più di quattro metri e pesanti oltre tre tonnellate, poste a coronamento della balaustra, nel corpo centrale di palazzo Madama, sono state rimosse dalla sommità, ingabbiate e calate con un particolare sistema di gru. Il distacco delle quattro allegorie è stato possibile grazie all’utilizzo di macchine operatrici per il taglio murario a filo diamantato, lubrificato ad acqua.

L’innovativo intervento, condotto da una cooperativa archeologica di Firenze e da Arte restauro e conservazione di Cristina Maria Arlotto, diretto dall’architetto Gianfranco Gritella, si inserisce nel grande cantiere di restauro e consolidamento della facciata juvarriana dell’edificio. L’operazione è realizzata in collaborazione con la fondazione Torino musei, impegnata nella conservazione e valorizzazione dei beni artistici, e la fondazione Crt che finanzia quest’ultimo intervento con 2,4 milioni di euro.

Le statue, formate ciascuna da quattro blocchi, sono opera dello scultore carrarese Giovanni Baratta, chiamato a Torino da Filippo Juvarra per completare queste e altre opere, collocate tra Superga e Venaria Reale. Dopo una prima realizzazione nei laboratori di Carrara giunsero via mare e terra a Torino, dove vennero assemblate.

Ha commentato Maurizio Cibrario, presidente di Torino musei: «Quattro capolavori testimoni della storia e del ruolo di Torino nel Settecento europeo. Un’occasione unica di incontro non solo per comprendere l’arte di uno dei massimi protagonisti della scultura tardobarocca con i suoi meccanismi della creazione, ma anche per riacquisire coscienza dei valori propugnati per secoli dalla nostra città capitale».

L’aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo leganti i singoli blocchi lapidei e i rifacimenti ottocenteschi con marmi diversi hanno reso l’intervento necessario: particolarmente danneggiata era la statua della Giustizia, già smontata e calata nel 1846. Attraverso indagini specialistiche, eseguite con magnetoscopi e georadar, si cercherà di capire, infine, quale tecnica costruttiva sia stata usata per garantire la stabilità ai manufatti.

 Elisa Rossanino

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