Cento anni dalla scelta di libertà del sindaco Giovanni Vico

Cento anni dalla scelta di liberà del sindaco Giovanni Vico 1
I cinque ex sindaci di Alba

ALBA Nella città delle cento torri medaglia d’oro alla Resistenza la fiammella per la libertà si accese molti anni prima: la sera del 31 ottobre 1922 con il sindaco del tempo: Giovanni Vico.

Lunedì 5 dicembre alle 18 nella sala storica del Teatro sociale cinque ex primi cittadini albesi, Ettore Paganelli, Tomaso Zanoletti, Enzo Demaria, Giuseppe Rossetto e Maurizio Marello, in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza, intendono ricordarlo in una conferenza aperta alla cittadinanza.

Cento anni dalla scelta di liberà del sindaco Giovanni Vico
Foto del verbale del 2 novembre 1922

Quella sera di cento anni fa le poche squadre fasciste presenti in città, con l’aiuto di squadre braidesi, astigiane e alessandrine, sfondarono le porte del Palazzo comunale di Alba, si accamparono negli uffici e pretesero le dimissioni di sindaco e consiglieri, imponendo la chiusura dei negozi e l’imbandieramento della città.

Il protagonista di questo primo momento di resistenza fu appunto Giovanni Vico, il primo cittadino. Convocati i consiglieri nella sua abitazione in via Mazzini chiese al Consiglio di non rassegnare le dimissioni. Popolari, Comunisti, e gli esponenti del Partito dei Contadini espressero il loro sostegno. L’iniziativa darà i suoi frutti, portando alla destituzione del Segretario locale del Partito fascista e consentendo all’Amministrazione di riprendere la sua attività il 3 novembre. Nella seduta del 6 dicembre dello stesso anno i Consiglieri decisero all’unanimità di inserire nella raccolta dei verbali del Consiglio anche il verbale della seduta straordinaria svoltasi a casa del sindaco ribadendo così, con orgoglio, la volontà di non sottostare al potere fascista.

Oggi ai cinque ex sindaci sembra doveroso ricordare il fatto storico. «Di quell’evento colpisce l’unità di intenti tra tre forze politiche diverse per raggiungere l’obiettivo di mantenere la città libera e proteggerla dalla violenza fascista» spiegano gli ex sindaci.

Elisa Rossanino

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