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Beppe Fenoglio bambino in scena al teatro Sociale

Beppe Fenoglio bambino in scena al teatro Sociale
Paolo Tibaldi davanti alla Censa di San Benedetto Belbo.

ALBA Debutterà al teatro sociale, venerdì 24 alle 11 per le scuole, e sabato 25 febbraio, alle 21, per tutti gli altri, lo spettacolo Tutti i secoli della mia infanzia. Il bambino nei racconti di Beppe Fenoglio: un quadro teatrale. Ideata per il centenario fenogliano dall’attore albese e collaboratore di Gazzetta Paolo Tibaldi, la pièce è stata realizzata con il contributo dell’assessorato alla Cultura del Comune di Alba e del Centro studi Beppe Fenoglio.

Diretta e interpretata dallo stesso Tibaldi, segnerà l’esordio sul palcoscenico (dopo una breve comparsa in Lo straordinario come giocatore di pallapugno) di Vittorio Anselma. Spiega Tibaldi: «L’attore con cui dividerò la scena ha solo nove anni ed è il nipote della mia ragazza Claudia. Per Tutti i secoli della mia infanzia Mauro Carrero ha composto una colonna sonora originale. Le voci fuori campo sono di Lucio e Davide Aimasso, Alessia Alloesio, Enrico e Margherita Anselma, Madì Drello, Fabio Gallina, Carlo Malanzani Oberto, Andrea Sottimano e la compagnia Nostro teatro di Sinio. Hanno collaborato Valter Boggione, Mario Bois, Daniele Cerrato, Giuseppe Corsini, Enzo Demaria, Marco Fresia, Guido Mignone, Eva Ponzi, Emilio Porro, Gilberto Rabino, Remo Salcio, Marilena Sandri, Emanuele Secco e Spazio Dom. Infine, Serena Zaniboni ha disegnato la locandina».

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Beppe Fenoglio al bar del Savona di Alba ©Aldo Agnelli

Che tipo di spettacolo dobbiamo dunque aspettarci?
«In un’ora e mezza si vuole indagare la figura e il punto di vista autobiografico del bambino nell’opera di Beppe Fenoglio, riportando in particolare cinque dei Racconti del parentado, in cui il narratore parla in prima persona ed è in tenera età. Sono ambientati a San Benedetto, paese dove Fenoglio fu mandato in vacanza dai parenti paterni nel 1933, quando nacque la sorella Marisa. Vi trascorse solo tre estati ma l’esperienza lo segnò per sempre, originando un amore infinito da trasformare in letteratura. Gli estratti sono citati fedelmente e recitati da Vittorio. Io farò da raccordo tra un racconto e l’altro, oltre a riassumere le parti del testo in cui non c’è il discorso diretto proferito da un bambino. Entrambi, poi, saremo alle prese con dialoghi, azioni, evocazioni e simboli».

Come è nata l’idea?
«La coltivavo da tempo, sono appassionato di Fenoglio e da anni mi piace divulgarlo. Per questo ho voluto proporre un tema esteso a più racconti. Coinvolgere Vittorio è stato naturale: io, lui e la mia ragazza abbiamo trascorso una settimana a San Benedetto nella rinnovata Censa di Placido Canonica, immergendoci nei racconti e nei luoghi dello scrittore».

Che caratteristiche ha il bambino nell’opera di Beppe Fenoglio?
«Ha il privilegio di osservare la realtà attraverso la purezza di sguardo che lo contraddistingue, senza calcoli o sovrastrutture. Il suo parere non è per nulla scontato: tocca a lui intuire un disagio, un altrove impercettibile agli adulti, amplificando simboli e temi identificativi dello scrittore. Per esempio, l’unico in grado di presagire l’intento del padre nel racconto Il gorgo è proprio un infante. Pur parlando dell’ambiente dell’alta Langa, la letteratura di Fenoglio è universale: anche se scritte sessant’anni fa, le sue pagine risultano vicinissime a noi. Rispetto ai suoi contemporanei siamo molto più pronti ad accettarlo».

I posti sono esauriti, ci sarà la possibilità di rivedere in altre occasioni lo spettacolo?
«In estate mi piacerebbe portarlo in giro nei paesi, a partire da San Benedetto Belbo, per raggiungere altre piazze italiane».  

Davide Barile

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