Migliora l’aria in Piemonte, ma ancora non è sufficiente

Fridays for future ad Alba, la fotogallery della manifestazione 4
Le proteste per l'ambiente del 2019 durante i Fridays for future

AMBIENTE Ogni giorno, attraverso aria e cibo, assorbiamo particelle dell’ambiente che ci circonda, integrandole alle nostre cellule. Ogni giorno i corpi mutano, mescolando al nostro essere terra, aria, acqua. Per questo è importante quantificare l’inquinamento e lo stato di salute della natura, da cui dipende la sopravvivenza umana.

Così, i dati comunicati nei giorni scorsi dall’Agenzia regionale per l’ambiente del Piemonte (Arpa) sono leggibili con una duplice lente: i particolati inquinanti risultano in miglioramento nel corso degli anni, ma si attestano ancora a livelli critici soprattutto in talune aree. Le ragioni sono molteplici e quasi tutte riguardano i circuiti di produzione e l’eccesso di consumo delle società umane. Ovviamente, il cambiamento climatico in atto non aiuta: le scarse precipitazioni e l’innalzamento della temperatura rendono più difficile la dispersione degli agenti nocivi nell’aria.

Partiamo dai dati positivi. Spiega Secondo Barbero, direttore generale dell’Arpa: «I valori di Pm10 misurati nel 2022, nonostante le condizioni meteorologiche che non hanno favorito la dispersione degli inquinanti, evidenziano che nella media annua il valore limite – pari a 40 microgrammi per metro cubo – non è stato superato in nessuna stazione delle reti di monitoraggio regionale e si tratta del quinto anno consecutivo nel quale lo standard è rispettato su tutto il Piemonte».

C’è di più. Per i primi mesi del 2023, nel periodo che va dal primo gennaio al 13 marzo – cioè quello statisticamente più critico – si registra rispetto allo stesso periodo del 2022 una diminuzione di tutti gli inquinanti (Pm10, Pm2,5 e biossido d’azoto). Eppure, la situazione non può dirsi del tutto soddisfacente.

Tornando alle polveri sottili Pm10, nella stazione Alba Tanaro si registra una media annuale pari a 28 microgrammi per metro cubo, risultato etichettato da Arpa con il colore giallo, a indicare una situazione di allerta. Negli ultimi anni questo valore oscillava, raggiungendo il massimo di 39 nel 2011 fino al minimo di 26 nel 2021. Per utilizzare un paragone forse estremo, a Ceresole Reale (in montagna, dove l’aria dovrebbe essere pura e incontaminata) il livello medio annuale in questo momento risulta pari a 7 o 8 microgrammi per metro cubo, tre volte in meno rispetto ad Alba. Inoltre, per le Pm10, spiega Barbero, «continuano a essere evidenti le criticità rappresentate dai superamenti giornalieri del valore limite per la concentrazione media in diverse aree urbane».

Che cosa significa? Ad Alba, per esempio, sono stati registrati 30 giorni di sforamento annuale, un risultato buono se considerato nel paragone con il 2011 e il 2012 – quando si raggiungevano rispettivamente i 90 e gli 83 giorni! –, ma negativo in assoluto: significa che per circa un mese l’anno abbiamo portato nei polmoni aria nociva. A Ceresole Reale, per mantenere il confronto con una zona certamente favorita, nel 2022 non sono stati registrati sforamenti.

Anche per le micropolveri Pm2,5 – un inquinante particolarmente pericoloso per la salute, come si può leggere in queste pagine – non sono stati superati i valori limite per la media annuale, stabilita in 25 microgrammi per metro cubo. Eppure nella stazione di rilevamento di Bra si è registrata una media pari a 18, etichettata con il colore arancione. I livelli di concentrazione nell’aria sono cioè ancora troppo elevati, mettendo a rischio il benessere collettivo.

Semaforo verde: buoni i parametri del biossido di azoto ad Alba

Migliora l’aria in Piemonte, ma ancora non è sufficienteNella relazione sullo stato dell’aria in Piemonte presentata dall’Arpa è possibile individuare aree in evoluzione e altre critiche. Per esempio, il valore posto a limite della concentrazione mediana annua del biossido di azoto, inquinante che deriva in primo luogo dal traffico veicolare, fissato in 40 microgrammi per metro cubo, è stato rispettato in tutte le stazioni della rete regionale, fatta eccezione per quella di Torino Rebaudengo. Ad Alba la media annuale risulta pari a 18, etichettata con un bel colore verde: un indicatore in evidente miglioramento, visto che dieci anni fa il dato superava i 30 microgrammi.

Anche la stazione di Torino Consolata, per la prima volta dal 2011, ha registrato una concentrazione media annua inferiore al valore limite. In sintesi, lo scorso anno Arpa ha osservato una lieve riduzione generale delle concentrazioni delle medie annue rispetto al biennio precedente, merito forse anche di auto sempre meno inquinanti.

Eppure, Secondo Barbero, direttore di Arpa, spiega ancora, approfondendo l’analisi sull’aria: «Per quanto riguarda l’ozono, invece, un inquinante presente in atmosfera in particolare nei mesi più caldi, i valori sono stati superati su quasi tutto il territorio piemontese, anche a causa delle temperature registrate la scorsa estate».

Troppa chimica non fa bene alla nostra salute

«Abito a San Rocco Seno d’Elvio e ogni sera guardo un piccolo capriolo fermarsi sul prato di fronte a casa. Rimane lì a osservare la luna oppure ad annusare l’aria. Mi immagino quell’animale come un sopravvissuto in un’epoca dolorosa. Sulle colline non vedo più molta vita animale: tra i filari in primavera sento soltanto il brontolio dei trattori e il vapore dei veleni sollevarsi nel cielo. I trattamenti hanno decimato gli insetti e la fauna selvatica. Una volta da queste parti era pieno di creature».

La voce di Renato, un uomo di 72 anni, sono nostalgiche ma anche piene di rabbia: «Ogni tanto guardo i miei nipotini giocare in cortile e mi preoccupo. In alcuni periodi dell’anno dico loro: non avvicinatevi ai vigneti, non toccate le foglie quando sono colorate di strani colori. Le nuove generazioni dovrebbero sapere che l’aria è piena di veleni e dovrebbero iniziare protestare, a combattere per la loro libertà».

Le pratiche di utilizzo massiccio della chimica – per quanto esistano anche imprenditori illuminati che cercano di limitare al massimo gli interventi – potrebbero avere effetti nocivi anche sulla salute umana, perché i prodotti utilizzati vengono respirati o ingeriti.

Secondo il Bollettino epidemiologico dell’Asl Cn2 – pubblicato a febbraio 2023 con i dati del 2022 –, sul nostro territorio le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la terza causa di morte in entrambi i sessi (maschi, 10%; donne, 8,8%). Si tratta di oltre 180 persone decedute in un solo anno. Analizzando gli andamenti dell’ultimo ventennio, i tassi risultano leggermente più elevati rispetto a quelli del Piemonte. È difficile spiegare in modo definitivo a livello epidemiologico questo trend, perché i fattori causali sono molteplici: inquinamento, stili di vita (per esempio, il fumo di sigaretta), ma anche l’impiego massiccio di diserbanti e prodotti chimici potrebbe giocare secondo molti esperti un ruolo cruciale.

Ha indicato il ricercatore dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) Pietro Massimiliano Bianco a Gazzetta d’Alba: «Nelle zone con forte presenza agricola abbiamo trovato i residui del diserbante ovunque: nelle falde, nella flora batterica degli animali (maiali, mucche, capre), nelle acque, nell’aria. Queste particelle vengono assorbite anche dai nostri corpi e funzionano come “interferenti endocrini”: vuol dire che interferiscono con il normale funzionamento di ghiandole come la tiroide o la surrenale. Questo provoca varie alterazioni. Molti studi si sono concentrati sul cancro, ma diverse altre patologie potrebbero essere innescate o amplificate da questa dinamica».

La Regione Piemonte investe 352 milioni nel miglioramento della qualità dell’aria

Pm10 e Pm2,5 sono sigle che indicano il cosiddetto particolato atmosferico, con differenti caratteristiche morfologiche, fisiche, chimiche e geometriche.

Il termine Pm10 identifica le particelle di diametro inferiore o uguale ai 10 micrometri (ovvero un milionesimo di metro). Le polveri sottili Pm10 sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e possono, quindi, essere trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione; hanno una natura chimica complessa e variabile; sono in grado di addentrarsi nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute. Le Pm2,5 invece sono particelle ancora più piccole delle Pm10 e sono in grado di penetrare in maggiore profondità nei polmoni.

Contrastare la diffusione di questi agenti – che in parte esistono in modo naturale, ma in quantità maggiori sono prodotte dall’azione umana – è urgente per preservare la salute dei cittadini, soprattutto quelli più fragili.

Che cosa stanno facendo le istituzioni in questa direzione?

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L’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati.

L’assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati ha spiegato a Torino, in occasione della presentazione dei dati Arpa di cui trattiamo che il Piemonte sta investendo 352 milioni di euro in misure destinate al miglioramento della qualità dell’aria e alla decarbonizzazione. Tra queste, «la rottamazione dei veicoli inquinanti, la riduzione dell’ammoniaca in atmosfera nel comparto agricolo, l’efficientamento energetico, l’utilizzo delle fonti rinnovabili nelle imprese, l’incentivazione dell’utilizzo del trasporto pubblico locale». Ha proseguito il delegato di Alberto Cirio: «Abbiamo inoltre in programma interventi negli ambiti urbani con nuove forme di mobilità sostenibile e la sostituzione delle caldaie a biomassa legnosa, senza dimenticare la produzione di idrogeno verde nelle aree industriali dismesse».

Secondo Marnati le misure hanno già portato un miglioramento dei livelli qualitativi dell’aria rispetto agli ultimi diciannove anni, ma considerando i dati più recenti sembra comunque urgente predisporre misure aggiuntive.  

Matteo Viberti

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