Gatagnau: andare a carponi, avanzare a quattro zampe emulando le movenze del gatto

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 15

ABITARE IL PIEMONTESE Come descrivere in piemontese i movimenti di un neonato non ancora in grado di camminare? Oppure una persona, anche adulta, che procede a quattro zampe perché costretta in uno spazio angusto, giocando a nascondino, svolgendo determinati esercizi di ginnastica o per uscire da un cunicolo? Il problema che avevano davanti i parlanti era quello di trovare qualcosa, un vocabolo semplice che evocasse la posizione e il procedere di un animale con quelle caratteristiche e applicarla all’andatura dell’essere umano: eureka, il gatto! soprattutto per il suo incedere silenzioso e attento in procinto di partire all’attacco di uccellini, topi, lucertole.

È forse nata così la parola gatagnau, esclusiva per questo caso, che fonde il concetto di gatto e l’onomatopea del suo verso gnao, gnau (in piemontese miagolare si dice gnaulé), insinuando per suggestione l’identità felina. Una parola composta dal nome dell’animale e dal suo verso: gata+gnau. Anche in provenzale esiste una locuzione simile, corrispondente a gatamiaulo. L’origine è comunque da ricondurre al latino medievale cattam, femminile di cattum (gatto).

A chi non suscita un sorriso udire gatagnau? E chi non vuole suscitarlo pronunciando gatagnau? Sta di fatto che si tratta di una metafora di carattere scherzoso, ma molto efficace nell’esprimere al meglio l’imitazione del gatto. Andé a gatagnau in effetti si può tradurre anche con l’italiano avanzare gatton gattoni, oppure andare a gattoni. Ecco dunque che la parola è propria del linguaggio infantile e riassume nell’immagine del gatto il modo di muoversi di un bambino piccolo che, camminando carponi, si appoggia su quattro zampe ed emette suoni indistinti simili, appunto, a quelli del felino domestico. Del resto è noto: osservando i gatti c’è molto da imparare, altro che mosteje a rampigné!

Paolo Tibaldi

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