Braccianti e poveri sono un problema di tutta la società, ma a occuparsene è solo la diocesi

Lavoratori stagionali ad Alba: container chiusi e don Gigi continua l’impegno

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, è stata pubblicata su Gazzetta del 20 giugno una lettera di Giuseppe Rossetto e Roberto Cerrato a nome dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato. Gli autori sostengono l’estraneità dell’associazione rispetto alle polemiche che investono il settore agricolo ed enologico di Langhe e Roero per la manodopera impiegata, soprattutto per il trattamento economico e le condizioni di vita dei lavoratori.

È un problema presente qui come altrove. L’agricoltura necessita di braccia a basso costo e, a retribuzioni di infimo livello, si sommano condizioni di vita indegne di un Paese civile. Coloro che vi sottostanno sono spesso gli stessi di cui i giornali si occupano continuamente, chiamandoli, a seconda del colore delle testate, “migranti” o “clandestini”, ossia persone la cui presenza è sovente irregolare e controversa, per cui si negano loro diritti fondamentali.

Sono fatti noti. Sorprendono perciò le argomentazioni della lettera: sconcertanti o, se lette attentamente, inquietanti, per il tono da excusatio non petita. Do atto al direttore di aver risposto con chiarezza e a tono. E vengo al punto principale.

La sera di lunedì 26 giugno, in via Pola, per l’approvazione del bilancio 2022, si è tenuta l’assemblea dei soci del Centro di prima accoglienza (Cpa) e dell’Emporio di solidarietà, diretti da don Luigi Alessandria. Le voci e i numeri del consuntivo sono una precisa conferma di quanto, da tempo, Gazzetta, attraverso i suoi collaboratori, va riferendo ai lettori.

Esprimo, come ho fatto nella riunione, la mia reazione di assoluto sconcerto e di netta deplorazione provata alla lettura del documento sottoposto ai soci. In pratica: il bilancio sfiora un totale di 370mila euro con una perdita di esercizio di circa 35mila, nonostante l’impegno dei volontari e del personale a tutti ben noto. Alla voce “ricavi”, per il Cpa e l’Emporio, contribuisce in massima parte la diocesi di Alba, sia direttamente, sia con i fondi dell’8xmille; arrivano inoltre alcune erogazioni minori da fondazioni bancarie e private, altre apprezzabili offerte da privati e “ben” 53mila euro dal consorzio socioassistenziale Alba Langhe Roero: unico contributo pubblico, per di più inferiore al 15% dell’importo necessario per tenere in piedi l’iniziativa. Per la funzionalità della stessa, a una lettura più attenta, balza agli occhi l’entità di alcune voci: acquisti per vitto (66.500 euro); energia elettrica per Cpa (26.200 euro); acqua per Cpa (20mila euro); manutenzioni per Cpa (16mila euro). Dati rilevanti, che dimostrano il forte utilizzo di questa struttura di servizio: per ora l’unica esistente in città e in tutto il territorio.

È quindi imprescindibile una domanda, visto che si parla di servizi di uso civile, di cui un Paese come il nostro non può fare a meno, dopo le ultime pandemie: le pubbliche amministrazioni, in primo luogo, e poi le associazioni di categoria e del comparto economico, i sindacati, i singoli imprenditori del settore, cosa fanno in concreto, di fronte a questa emergenza sociale? Rossetto e Cerrato si sono chiamati fuori e sostengono che tutto quanto lamentato non sia certo colpa dell’Unesco, ma tutti gli altri citati?

Concludo con quanto ho visto, al termine dell’assemblea, verso le 23. Sul marciapiede antistante il Cpa, terminata la coda davanti alle docce, tre o quattro ragazzi si sistemavano all’aperto per la notte, fortunatamente estiva, essendo tutti occupati i letti del Cpa. Altri si sono avviati altrove, magari in ambiente fluviale…

 Silvio Veglio, Barbaresco

Gentile Veglio, grazie del suo richiamo alla pubblica amministrazione: finora ha solo saputo chiedere a Cpa e parrocchie di pagare l’Imu.

g.t.

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