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Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Luv (lupo)

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Ciamé

ABITARE IL PIEMONTESE Nella lingua piemontese il lupo è un animale presente e significativo a cominciare dal proverbio o luv o ȓ’ha mai mangià nì ȓ’invern nì ȓ’istà (il lupo non ha mai mangiato né l’inverno né l’estate), ovvero le condizioni estreme ci sono sempre state. Il lupo oggi è quasi scomparso, ma nei secoli passati in un’Europa ricca di boschi, selve e luoghi selvaggi, la sua presenza era consueta. Basti pensare alla favolistica dei fablieaux medievali, al mondo di Esopo, di La Fontaine e certi episodi della storia italiana fino alla favola di Cappuccetto rosso, con le più varie moralità. Davide Lajolo dipinge un tratto del lupo: «Quando lo si nominava, subito ci veniva davanti agli occhi attoniti, la gran bocca spalancata piena di denti aguzzi».

Si culmina così nei modi di dire post da luv, temp da luv, fam da luv evocanti luoghi solitari, climi spaventosi, situazioni fameliche, oppure scuȓ come ‘n boca ao luv (buio come in bocca al lupo). Il lupo riesce a procurare un brivido sottile e ancestrale. Essere mangiato da quella bestia feroce e sparire in quelle fauci voraci sprofondando in quel buio profondo, permette la similitudine. In questo campo semantico troviamo anche la celebre espressione augurante an boca ao luv (in bocca al lupo), cui rispondere gȓàssie, anziché s-ciòpa. Il lupo (la mamma lupa in questo caso) ha l’abitudine di trasportare i propri cuccioli, se non addirittura Romolo e Remo, con la bocca e proteggerli da eventuali pericoli: lì nessuno oserà toccarli!

Addirittura nella toponomastica piemontese è presente la figura del lupo: Montelupo Albese, località Cadilù a San Benedetto Belbo, Loazzolo, Cantalupa, Cantalupo e le infinite località Lovera disseminate per il Piemonte. Lo stesso accade in ambito vegetale: pan do luv (pane del lupo, fungo che cresce sul tronco di vecchi alberi da frutto), paj ‘d luv (pelo di lupo, graminacea fine e flessibile, difficile da estirpare), luvèt (la ruta canina), luvìa (il semprevivo), luvertin (luppolo selvatico). Il fenomeno si spiega con riferimento al sapore amaro, per essere cibi adatti all’animale o per crescere in luoghi selvatici. Conté ȓa stòȓia do luv significa perdere tempo chiacchierando di cose inutili e cantilenose, significa partire da molto lontano per arrivare al dunque. La stòȓia do luv è proprio una lunga filastrocca piemontese che comincia così: Son passà ant ȓa contrà stërcia, i-i eȓa ‘o luv ch’o ȓ’ha piàme ȓa bërta…

Paolo Tibaldi

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