Alba winter jazz presenta il trio danese di Max Ionata (INTERVISTA)

Alba winter jazz presenta il trio danese di Max Ionata (INTERVISTA)
Max Ionata tra Jesper Bodilsen e Martin Maretti Andersen

L’INTERVISTA La seconda edizione dell’Alba winter jazz festival, versione invernale dell’Alba jazz festival, è iniziata la scorsa settimana con la maratona dei giovani gruppi in sala Fenoglio e il concerto natalizio a Cortemilia.

La rassegna è organizzata dall’associazione culturale Alba & Jazz, presieduta da Fabio Barbero, in collaborazione con l’Assessorato alle politiche giovanili. L’ultimo appuntamento sarà, ancora in sala Fenoglio, venerdì 22 dicembre alle 21. Si esibirà il Max Ionata Danish trio, formato da Max Ionata (sassofono tenore) e dai musicisti danesi Jesper Bodilsen (contrabbasso) e Martin Maretti Andersen (batteria).

Il concerto è parte delle date di presentazione di Like, il loro disco uscito nel dicembre 2022. All’interno vi sono nove brani, di cui tre originali scritti da Ionata e Bodilsen. I biglietti sono disponibili sul sito www.ticket.it.

Ionata, classe 1972, di Atessa (Chieti), con settanta dischi pubblicati e concerti in tutto il mondo è uno dei maggiori sassofonisti italiani della scena jazz contemporanea. La rivista giapponese Jazz life lo ha citato come «uno di quei sassofonisti che hanno aperto una nuova frontiera nel jazz».

Il musicista dice di Like: «È un progetto che portavo avanti da diversi anni; finalmente, siamo riusciti a realizzare l’incisione per un’etichetta danese. Il disco porta il titolo di un mio brano, la collaborazione e l’amicizia con questi due favolosi musicisti è nata nello storico locale di Copenaghen dedicato a Dexter Gordon, il Jazzhus Montmartre».

Tornare ad Alba che sensazioni le porta?

«Mi rende davvero felice, c’ero stato anni fa per suonare in un locale e, in seguito, Fabio organizzò un super gruppo di veterani del jazz: in quell’edizione del festival, io venni al posto del compianto Gianni Basso. Straordinaria la passione e l’impegno degli organizzatori: se paragonato a uno sport, il jazz potrebbe essere la scherma o il ping pong. È la musica colta del terzo millennio, senza purtroppo la fama e la ricchezza del pop. Risulta difficile soprattutto coinvolgere i giovani: a chi porta avanti rassegne come quella albese andrebbe eretta una statua. E poi, ad Alba c’è la Nutella, che non guasta. Con l’amministratore delegato mi misi d’accordo per poterla assaggiare alla fonte: spero tanto di riuscirci questa volta».

Le difficoltà ci sono solo in Italia?

«Sono tra i musicisti italiani che suonano di più all’estero, ma fare paragoni è difficile. In Italia, comunque, siamo messi benissimo, sia sotto il profilo culturale sia per la partecipazione del pubblico. Come accennavo, si fa poco per sensibilizzare i giovani, se certe cose non si propongono difficilmente riusciranno a scoprirle da soli. La differenza principale tra l’Italia e gli altri Paesi risiede nella storia. Abbiamo la fortuna di avere un patrimonio culturale immenso, con l’onere di doverlo preservare. Gran parte dei fondi per la cultura vanno per la cura e il mantenimento. In Danimarca o in Germania non hanno problemi di questo tipo e devono pensare a valorizzare il lato artistico e umano. Ecco che un musicista può trovarsi favorito. Aggiungiamoci pure il clima: con le belle giornate soleggiate di Roma, è difficile avere un locale jazz che funzioni. All’estero l’evento culturale è qualcosa che aggrega, in Italia tale funzione è più naturale la compia una spiaggia».

I suoi colleghi come si trovano qui?

«Non vedono l’ora di venirci, li faccio mangiare bene pure all’Autogrill e amano il pubblico italiano. Siamo sempre molto calorosi, da Alba a Palermo non c’è differenza di comportamento, chi va a un concerto jazz è sempre carino, attento ed educato».  

Davide Barile

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