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Il buon anno dall’intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale

ALBA   Le nostre residue speranze di pace nel mondo sono affidate all’intelligenza artificiale? Verrebbe da leggere così la scelta di papa Francesco che ha proposto come tema per la 57° Giornata Mondiale della pace: “Intelligenza artificiale e pace”. Di fronte alle immagini e alle notizie che arrivano dall’Ucraina o da Gaza diventa ogni giorno più difficile concedere ulteriore credito a quell’intelligenza umana, che per millenni ha aiutato l’uomo a sopravvivere e a progredire.

In realtà il messaggio del Papa va oltre la cronaca e invita a riflettere sull’ennesima “nuova frontiera” che l’umanità ha davanti a sé. Ogni volta che gli uomini hanno dovuto affrontare una nuova frontiera, hanno fatto questo passo a proprio rischio e pericolo: sono andati incontro all’ignoto senza avere certezze. Pensiamo, per fare l’esempio più banale, alla partenza di Cristoforo Colombo per le fantomatiche “Indie”. L’intelligenza artificiale è come un continente sconosciuto: potrà offrire “entusiasmanti opportunità e gravi rischi”. È giusto allora chiedersi, come fa il Papa, «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, della nuove tecnologie digitali? Quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?».

Per cogliere la portata del messaggio del Papa è utile avere almeno un’idea di cos’è l’intelligenza artificiale. Per farci un’idea, pensiamo se, negli anni Settanta del secolo scorso (50 anni fa!) un viaggiatore nel tempo, tornato dal futuro ci avesse detto che tutti avremmo avuto a disposizione un dispositivo per comunicare in modo rapido e istantaneo con tutti i paesi del mondo, per avere accesso a quasi tutte le conoscenze dell’umanità, per recuperare una quantità impressionante di informazioni (dati, musica, film, libri, giornali, eventi sportivi o di cronaca…). Ebbene quasi tutti noi abbiamo in tasca o in borsa questo strumento! Non sappiamo che impatto avrà sull’istruzione, sulla cultura, sulla politica, sull’economia, sulla nostra vita interpersonale e spirituale. È facile prevedere che come da tutti gli strumenti tecnologici prodotti dall’umanità (pensiamo all’automobile!) deriveranno effetti positivi e rischi: entrambi difficili da prevedere. Sempre il paragone con l’auto ci suggerisce che forse sarebbe necessaria una “scuola guida” prima di prendere in mano uno strumento così invasivo e potente. Molto più potente di un’auto. Ma nessuno ha immaginato una “patente smartphone”!

Con il lancio, nel dicembre 2022 di Chatgpt, siamo approdati all’intelligenza artificiale generativa, ma gli esperti parlano di almeno quattro momenti essenziali di sviluppo dell’intelligenza artificiale:

  1. 2010: l’Ia inizia a essere utilizzata per affinare e velocizzare le ricerche su Internet.
  2.  2014: l’Ia viene usata per “aiutare” le persone a trovare i prodotti da comperare: è come se qualcuno, utilizzando informazioni date da noi, riuscisse a “leggerci nel pensiero”, anticipando i nostri desideri e suggerendo come soddisfarli.
  3.  2018: nasce l’Ia della percezione, quando le macchine hanno cominciato a vedere e riconoscere oggetti e persone: pensiamo, ad esempio, al riconoscimento facciale: comoda e sicura procedura di avvio dello smartphone, ma anche strumento di controllo delle masse.
  4. 2022: nasce l’Ia generativa, in grado di generare contenuti di pensiero simili a quelli umani, semplicemente sulla base di miliardi di informazioni testuali, di immagini e di suoni presenti in Internet. Noi possiamo dialogare con questa intelligenza che risponderà prontamente alle nostre domande, avendo imparato il linguaggio umano ed essendo in grado di tradurre simultaneamente 92 lingue! Questa macchina, programmata per raccogliere continuamente, 24 ore su 24, tutte le informazioni che circolano su Internet, aumenta a dismisura le proprie capacità.

Visto che abbiamo usato tante volte l’espressione “nuova era”: a proposito dell’automobile, dei viaggi spaziali, del nucleare… è giusto dire che con l’emergere di Chatgpt siamo all’alba di una nuova era. Il Magistero ecclesiastico – mai precipitoso, anzi storicamente sempre in ritardo nel dare orientamenti quando erano in gioco novità scientifiche o tecnologiche! – consapevole del proprio ruolo di guida, ha provato a giocare d’anticipo. Ancora una volta, come già a proposito dei cambiamenti climatici e della crisi della fratellanza, papa Francesco ha sorpreso un po’ tutti, scegliendo il tema dell’Intelligenza Artificiale come tema della Giornata Mondiale della pace 2024.

Il suo avvertimento è molto chiaro: «L’intelligenza artificiale deve essere intesa come una galassia di realtà diverse e non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti beneficio al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli. Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità». E, per essere ancora più concreti, «Non è sufficiente presumere da parte di chi progetta algoritmi e tecnologie digitali, un impegno ad agire in modo etico e responsabile. Occorre rafforzare o, se necessario, istituire organismi incaricati di esaminare le questioni etiche emergenti e di tutelare i diritti di quanti utilizzano forme di intelligenza artificiale». Di qui l’esortazione alla comunità internazionale a «lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme».

Viene ribadito per l’ennesima volta, il limite del paradigma tecnologico: non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente lecito e umanamente produttivo. Attenzione soprattutto a non finire nell’emergenza dell’apprendista stregone, che avvia processi che poi non è in grado di controllare. «Per questo – ricorda il Papa – è imperativo garantire una supervisione umana adeguata, significativa e coerente» a tutti i processi, in particolare a quelli legati alle armi.

L’Ia lancia dunque una sfida a tutti, in particolare all’educazione e al diritto internazionale. Sarà importante prenderne atto fin dal 1° gennaio. Poi avremo davanti un anno per rispondere alla sfida. Abbiamo una sola arma a disposizione: il nostro pensiero. Pensare è l’unica operazione che Chatgpt non sa fare. Per questo pensare è ancora oggi il mestiere più prezioso del mondo. E questo “mestiere” si impara in famiglia: ecco perché è l’ultima fortezza, assediata, ma da difendere a ogni costo.

Battista Galvagno

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