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Ministri che fermano i treni e viaggiatori che non possono utilizzare i servizi igienici

Con il treno Alba-Asti, la mobilità torna su rotaie ed è più sostenibile

LETTERA AL GIORNALE Stimato direttore, ho appena finito di leggere la notizia che campeggia su tutti i quotidiani, relativa alla fermata di un treno ad alta velocità (si fa per dire) per far scendere un ministro dell’attuale Governo, dal momento che il treno era in pauroso ritardo e il ministro ha optato per l’auto dovendo presenziare a una cerimonia pubblica.

Si potrebbe, paradossalmente, lodare la grande efficienza delle Ferrovie italiane che, in presenza di un ritardo incolmabile, garantiscono a un ministro della Repubblica lo svolgimento delle sue funzioni politiche, azionando una fermata supplementare del treno e lasciando che il ministro inforcasse la più affidabile auto di servizio per finalmente tuffarsi a sostenere la popolazione di una zona del Sud terribilmente ferita dal dramma della criminalità. In tal caso avrà agito, immagino, di concerto con il Ministero dei trasporti, tanto attento oggi a connettere finalmente il Sud al Nord con la megastruttura del ponte sullo stretto di Messina, opera che si è già rivelata, per i suoi spaventosi costi, più vorace e distruttiva dei mitologici mostri di Scilla e Cariddi.

Ma i paradossi non si fermano qui. E allora devo fare ricorso a un episodio che pensavo di poter seppellire nella lista delle casualità, sulle quali non conviene prendersela più di tanto. Il sottoscritto, finalmente convinto che usare il servizio pubblico del treno, al posto dell’inquinante auto, era eticamente più plausibile, all’inizio dell’estate scorsa aveva deciso di prenotare una corsa da Torino a Roma con il treno ad alta velocità. I tempi di partenza e arrivo, grossomodo sono stati rispettati.

Quella che non è stata rispettata è la qualità del servizio a fronte del costoso biglietto. Pur partendo dalla stazione di Torino Porta Nuova, quindi prima ancora che potesse essere “devastato” dall’uso dei passeggeri, il suddetto treno presentava già a Porta Susa un bagno funzionante ogni due carrozze e in quello funzionante non si trovava carta igienica, tantomeno acqua per lavarsi le mani. Usciamo da anni di pandemia ed evidentemente la lezione non ci è servita, se in un mezzo di trasporto pubblico strapagato ci si riduce a condizioni igieniche penose.

Sa, direttore, qual è stata la mia sfortuna? Che purtroppo in quel treno non c’era neanche un ministro o un personaggio pubblico importante. Altrimenti di sicuro avrebbe fatto fermare il treno già a Chivasso, avrebbe fatto arrivare dei pullman e caricare tutti i passeggeri fino a Milano, in modo da dare tempo alle Ferrovie di pulire il treno e rifornirlo di acqua.

Se mi rivolgo a Gazzetta d’Alba è perché ho visto che, al di là dei faraonici progetti e investimenti sbandierati da politici e amministratori, siete ancora una voce libera, non solo in grado di fare loro le pulci, ma anche di recepire la voce di chi non ha potere e non sa come far valere i suoi diritti, soprattutto nell’ambito del servizio pubblico.

 lettera firmata

 Gentile signore, grazie per la fiducia riposta in Gazzetta d’Alba. Non avendo padroni politici o interessi da difendere, nostri interlocutori privilegiati sono i lettori con i loro problemi e le loro storie, oltre che il bene comune, in una visione cristiana della vita, alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. Sono questi ultimi pertanto, al di là delle etichette ideologiche, il nostro metro di giudizio su fatti e persone. In ciò ci incoraggiano le parole rivolte da papa Francesco ai settimanali cattolici della Fisc nell’udienza concessa lo scorso giovedì 23 (ne parliamo qui). Quanto al servizio ferroviario e ai ministri che lo “usano” c’è poco da aggiungere: i fatti parlano da soli.  

g.t.

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