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Linea ferroviaria Alba-Torino, i pendolari: «ci sono troppi ritardi»

Linea ferroviaria Alba-Torino, i pendolari: «ci sono troppi ritardi»
foto di Severino Marcato

ALBA Le foto in posa del presidente della Regione Alberto Cirio, con assessori regionali e locali, sono un ricordo. Da quando è stata attivato, lo scorso 20 gennaio, il collegamento ferroviario tra Alba e l’aeroporto di Caselle non ha impressionato certo in positivo i pendolari che ogni giorno ne usufruiscono. Tra ritardi in pratica giornalieri, corse cancellate all’ultimo, mezzi obsoleti rispetto ai più moderni treni Jazz che collegavano in precedenza Alba con il capoluogo, sporcizia a bordo e altre problematiche, la linea Cirié-Aeroporto-Torino-Alba si è trasformata in una sorta di corsa ad ostacoli tra disservizi di ogni tipo.

A sollevare molto malcontento è anche la tipologia di mezzi utilizzati da quando è stata prolungata la linea: i cosiddetti Taf, treni ad alta frequentazione, a due piani. Dai pendolari, vengono descritti come «rumorosi, obsoleti e privi delle prese elettriche per ricaricare il telefono o il computer, essenziali per una linea che serve molte persone che lavorano e che necessitano di questo servizio».

Una scelta, quella di tornare ai vecchi convogli, che sarebbe dovuta ad alcune limitazioni strutturali legati alla nuova linea, a cui non è stato ancora posto rimedio. Sull’altro fronte, i pendolari hanno già fatto i conti con una serie di rincari negli abbonamenti. Un’ulteriore stangata è prevista per luglio, a partire dai biglietti delle singole corse.

Ieri sera (8 febbraio), in Municipio, una rappresentanza di pendolari è stata ricevuta dall’assessore ai trasporti Massimo Reggio e dall’assessore al turismo Emanuele Bolla, i quali si sono assunti l’impegno di portare la situazione all’attenzione della Regione e di Trenitalia. Tra i problemi evidenziati dai pendolari nella serata vi sono «i costanti ritardi che si verificano puntualmente a ogni corsa. Vorremmo una linea Alba Torino più veloce: attualmente i tempo si aggirano su un’ora e venti o un’ora e mezza».

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Francesca Pinaffo e Davide Barile

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