Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Giornà (pronuncia, Giurnà)

Significa giornata, giorno solare, ma è anche la misura agricola corrispondente alla superficie lavorabile da una coppia di buoi in un giorno (3.810 metri quadrati)

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 21

ABITARE IL PIEMONTESE Qualche anno, fa al Salone del libro a Torino, sfogliando un testo c’imbattemmo in un pensiero che mi colpì per la sua disarmante verità: Chi vuole diventare un intellettuale deve avere origini contadine… altrimenti niente. Nella vita rurale sono presenti tutte le metafore della vita: pazienza, ciclicità della stagioni, senso del giorno e della notte, sentire la natura, raccogliere ciò che si è seminato, prendersi cura. Cultura e coltivare hanno la stessa radice latina colere. Ecco perché la lingua piemontese ha un culmine intellettuale straordinario, dovuto alle indubbie origini contadine, a cominciare dalla giornà (pronuncia, giurnà). La giornata piemontese è un’antica unità di misura agricola, riferita ai terreni. Sebbene negli anni Cinquanta del Secolo scorso assumesse valori leggermente diversi a seconda della zona, la misura convenzionale ufficialmente adottata è 3.810 metri quadrati, ovvero 100 tavole (tàule), che equivalgono a 400 trabucchi quadrati e a 38 are della misura metrica.

L’origine di questa parola deriva dalla quantità di terreno lavorabile (arabile) mediamente da una coppia di buoi in una giornata. Ecco perché si chiama giornà, abbreviazione di giornà ëd tera (giornata di terra). L’espressione arricchita da questo significato custodisce le suggestioni della fatica del lavoro agricolo. Chi poi vuole indicare un appezzamento di terra leggermente inferiore alla giornà, userà un diminutivo: giornaȓòta, un terreno che va dai 3.200 ai 3.600 metri quadrati. Poco meno di una giornata, appunto. Giornà, dunque, è anche un sostantivo per indicare una giornata, oppure la paga di un giorno di lavoro: vagnesse ȓa giornà (guadagnarsi la giornata, la pagnotta). Quando, invece, qualcuno esclama Che giornà! il presagio non è affatto buono a causa di eventi personali disastrosi o stancanti subìti quel giorno, ma anche un meteo che non ha entusiasmato. Se c’è una cosa certa nella parlata informale piemontese è che ȓa matinà a ȓ’è ȓa màȓe dȓa giornà (la mattinata è la madre della giornata), un’esortazione a svegliarsi presto, in tutti i sensi.

Paolo Tibaldi

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