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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Ciuto

Significa: taci, zitto, cheto, in silenzio; esclamazione che esorta a tacere

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 21

ABITARE IL PIEMONTESE Usare le parole per raccontare il silenzio può essere considerato un paradosso. Se non altro, la lettura può avvenire nel più totale silenzio. Nelle biblioteche di tutto il mondo si raccomanda il silenzio proprio per permettere ai presenti di concentrarsi e dedicarsi meglio al viaggio nelle parole che si stanno sfogliando, fino a farle diventare immagini. A questo proposito mi sovviene un verso dalla poesia I mari del Sud di Cesare Pavese, che spesso ci piace ricordare al pubblico delle narrazioni piemontesi: «…tacere è la nostra virtù».

Questa settimana abbiamo preso in considerazione una parola piemontese che vale un’esortazione al silenzio: ciuto! Probabile francesismo, sebbene non si escluda la trafila autoctona da chut shhht, è un’interiezione che appartiene alla lingua parlata e che vale zitto!, onomatopea generalmente accompagnata da un gesto dell’indice portato sulla bocca come invito a fare silenzio. Ci sono probabili riferimenti al latino quetus (tranquillo) e cito (velocemente).

Se i suoi significati sono riconducibili all’idea ben precisa che gravita intorno all’esclamazione silenzio! può anche essere inserita all’interno di modi di dire del tutto tipici: sta ciuto oppure tut ciuto sono raccomandazioni per garantire di mantenere un segreto. In un momento particolarmente delicato o divertente, quando non ci si vuol far accorgere della propria presenza, l’esortazione a bassa voce sarà un sornione e ironico ciuto-ciuto, come a dire: «Non facciamoci notare, vediamo come va a finire».

Due proverbi su tutti sono assolutamente magistrali. Il primo è o ȓ’è mej sté ciuto che dì dëȓ folaiȓà (meglio star zitti che dire delle fesserie. Il secondo dice se të stai ciuto, i-i è gnun ch’it ciàma d’arpete (se stai zitto, nessuno ti chiede di ripetere). Il silenzio, come il fuoco, è un’arma a doppio taglio. Con il fuoco si cuoce il cibo, ma ci si può ustionare. Il silenzio può essere nutrimento spirituale, discrezione, rispetto, ma anche una scelta spietata nelle relazioni, fino alla censura. Non per niente, un bel tacer non fu mai scritto.

Paolo Tibaldi

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