
ABITARE IL PIEMONTESE Nell’antico calendario romano, gennaio e febbraio non esistevano. L’inverno era considerato un periodo senza mesi. Inizialmente l’anno iniziava a marzo e terminava a dicembre, basandosi su cicli lunari e stagioni. Sei mesi duravano 30 giorni e quattro mesi duravano 31 giorni. Dieci mesi fatti di 304 giorni. I segni di quell’antico calendario si vedono ancora oggi nei nomi dei mesi autunnali: settembre, ottobre, novembre e dicembre (settimo, ottavo, nono e decimo). Numa Pompilio intorno al 713 A.C. aggiunse gennaio e febbraio, fissandoli come i primi mesi dell’anno, anticipando la formula del calendario gregoriano riformato nel 1582.
Febbraio è il più breve mese dell’anno: conta normalmente 28 giorni, a eccezione degli anni bisestili in cui arriva a 29 per l’aggiunta di un giorno, al fine di evitare lo slittamento delle stagioni. Il nome di questo mese pare correlato proprio con la febbre: febbraio (in piemontese fëȓvé), proviene dal latino februarium, mese dedicato ai riti di purificazione. Febbraio, da februa (purificazione), in particolare di campi e bestiame, ma anche dalla guarigione da febbri e malaria. Si doveva entrare nel nuovo anno purificati nel corpo e nello spirito.
Qualche proverbio della civiltà contadina che mette in relazione il mese di febbraio con la natura. A sant’Ors vanta bité ëȓ pajon fòra (a sant’Orso, 1° febbraio, bisogna mettere fuori il pagliericcio, poiché è il giorno che segna la metà dell’inverno); a ȓa candleȓa ëȓ giornà se slongo aȓ pàss ëd na levreȓa (alla candelora, 2 febbraio, le giornate si allungano al passo di una lepre); se a ȓa candloȓa i-i è ‘l sol o ‘l solèt, soma sempre ant l’invernet (se alla candelora c’è il sole, siamo ancora in inverno); s’o fa brut a la candlòȓa da ȓ’invern e soma fòȓa (se fa brutto tempo alla candelora, dall’inverno siamo fuori); a san Valentin tute ȓ’arie van ën Maȓin (a san Valentino tutte le arie diventano vento Marino); lun-a ‘d fëȓvé, màȓe dȓa vendëmmia (luna di febbraio, madre della vendemmia); i peuȓ nan essje ȓ’ultim dì ‘d Carvé, sansa ch’ei sia ȓa lun-a neuva ‘d fëȓvé (non può esserci l’ultimo giorno di Carnevale, senza la luna nuova di febbraio); s’o fiòca ‘d fëȓvé ëȓ galin-e ȓa pòrto via con ij pé (se nevica in febbraio le galline la portano via con i piedi); fëȓvé curt ma duȓ (febbraio corto ma difficile).
Infine, una curiosità: negli anni normali febbraio inizia lo stesso giorno della settimana di marzo e novembre, mentre nei bisestili febbraio comincia il medesimo giorno in cui inizia agosto.
Paolo Tibaldi
