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Le tinche di Ceresole conquistano tour operator e chef

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CERESOLE Il pesce protagonista di uno show cooking con Davide Palluda
Da prodotto di nicchia a ingrediente ricercato da affermati chef. La tinca di Ceresole è uno dei prodotti di punta delle Terre rosse, capace di trasformarsi in un catalizzatore di forze e in uno strumento di visibilità per tutto il territorio.

Questo pesce d’acqua dolce – che da sempre popola le tampe (peschiere, ndr) del Pianalto di Poirino (nella versione presidio Slow Food è la tinca gobba dorata) – è stato protagonista giovedì scorso di uno show cooking a cura dello chef stellato roerino Davide Palluda.

Ecco alcune foto della dimostrazione di alta cucina offerta da Davide Palluda all’interno del ristorante aziendale Gai

Palluda, all’interno del ristorante aziendale della Gai di Ceresole, ha incontrato giornalisti e operatori di vari ambiti del territorio e della promozione turistica – tra gli ospiti anche l’assessore regionale al turismo Antonella Parigi – per illustrare alcuni inediti piatti, dal finger food al primo, dalla tinca in agrodolce al filetto in crosta di pane, dall’abbinamento con gli asparagi, al risotto. C’è stato modo anche di scherzarci su, a partire da quella felice battuta che Luciana Littizzetto, anni fa, dedicò al pesce roerino in un film: «Sono un prodotto di nicchia, come la tinca di Ceresole d’Alba». Un legame, quello con la comica subalpina, che non si è mai interrotto tanto che l’altra sera, Palluda ha letto un nuovo testo che la Littizzetto ha dedicato alla tinca, definita un cibo «da duchesse e principi azzurri».

«Me ne sono innamorata», ha scritto la celebre conduttrice, «è un pesce che appartiene all’aristocrazia ittica». Altro aspetto su cui sorridere, la presentazione che, di fronte all’allevatore Giacomo Mosso, Palluda ha fatto del ciprinide: «È un pesce anarchico, è pigra e cresce lentissima, mangia alghe sui fondali». Apprezzato anche quel leggero sapore di nita (fango, in lingua piemontese) che piace e dà spazio a nuove interpretazioni.

Prima della cena stellata si è svolta un’interessante visita alle peschiere di cascina Italia, il più strutturato allevamento del territorio, dove Giacomo Mosso produce e trasforma tinche sempre più richieste sul mercato.

Ecco le foto delle peschiere di cascina Italia

«Abbiamo un laboratorio», ha spiegato il produttore, «in cui macelliamo e cuciniamo queste tinche, caratterizzate dalla colorazione dorata e tradizionalmente gustate fritte o in carpione. Oggi diversi chef sono interessati a questo prodotto e ci chiedono anche una produzione di pesci di taglia più grande, che richiedono maggiore tempo di allevamento, ma che si prestano a preparazioni diverse». Mosso ha ricordato anche l’origine e la tradizione delle peschiere del territorio – utilizzate già per l’irrigazione dei campi agricoli – e svelato qualche curiosità. Le iniziative di promozione della tinca rientrano in un progetto finanziato dal fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
A settembre, il pesce roerino sarà presentato anche alla Borsa internazionale del turismo enogastronomico che si terrà a Biella, e al prossimo Salone del gusto, in programma a Torino.

Erica Asselle

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