Foglino: «Senza tagli alle imposte statali, si rischia di pagare di più»

Federalismo fiscale, Patto di stabilità e decrescita felice. Sono le tematiche economiche che stanno catalizzando l’attenzione della politica nazionale. Gazzetta ne ha parlato con l’assessore comunale alle finanze Franco Foglino.

Foglino, il Governo sta lavorando al federalismo fiscale. Come valuta questo provvedimento?

«Si tratta di una riforma importante, che, però, non può essere gestita con i sistemi della politica tradizionale e, cioè, modificando o inserendo articoli soltanto per ottenere il voto di chi dovrà approvarla».

Che cosa non va di questa riforma?

«Anzitutto, le modalità. La riforma, al momento, è a disposizione di pochi esperti, per di più della stessa corrente politica, che la stanno esaminando chiusi in qualche ufficio ministeriale. Poi, ed è l’aspetto più negativo, gli esperti sembrano propensi a consentire nuove imposizioni agli enti locali e non a ridurre l’imposizione centrale, con un inevitabile incremento della tassazione complessiva».

Tasse e federalismo

Soluzioni?

«Alla redazione della riforma devono partecipare tutte le parti interessate, senza timore di riconoscere alla Lega Nord la primogenitura della richiesta».

Parlava di imposizioni agli enti locali. È vero che la morsa del Patto di stabilità è sempre più stringente?

«Sì. La manovra approvata a dicembre dal governo ha ulteriormente ridotto ai Comuni le possibilità di utilizzare le proprie risorse. Il meccanismo del Patto è diabolico: se si vuole investire oltre il limite, esiguo, fissato dal Patto stesso, occorre spendere in meno sulla spesa corrente, già pesantemente ridotta dai tagli dei trasferimenti statali».

Quali contromisure adotterete?

«Si potrebbe decidere di non rispettare il Patto, spendendo in investimenti le abbondanti risorse accantonate, a scapito della virtuosità. Oppure si potrebbe scegliere di tagliare la spesa, ma come ne verranno fuori i servizi ai cittadini? Sarebbe più facile sperare in un rinsavimento del governo oppure in un’eredità lasciata alla città da un qualche benefattore ma, dato che la speranza non può essere la virtù di un amministratore, bisogna tornare ad arrovellarsi, cercando soluzioni percorribili. Chiedo all’opposizione, che tanto deplora la mancanza di iniziative di ampio respiro, di fornire suggerimenti».

La decrescita felice può essere una prospettiva?

«Vorrei chiarire, una volta per tutte, che la decrescita felice non è presente nel programma dell’Amministrazione per il semplice fatto che un Comune, non potendo pensare di modificare il modello di sviluppo economico di una nazione intera, ha il dovere di fare i conti con la realtà imposta dai governi. La decrescita felice è il riferimento della lista civica Alba città per vivere, che ne persegue la realizzazione, sperimentandone le conseguenze sulla propria pelle. I nostri rappresentanti hanno rinunciato ai compensi per i servizi prestati. Hanno anche incentivato gli acquisti di gruppo e il riuso di beni primari. Inoltre, si stanno impegnando per il rispetto dell’ambiente, utilizzando mezzi di trasporto poco impattanti, consumando materiali biodegradabili, riducendo consumi superflui, scegliendo di leggere un libro o ascoltare una musica invece di guardare la tv».

Enrico Fonte

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