Serve una mensa per poveri

BRA L’immagine della mensa per i poveri è quella di un’Italia di altri tempi, quando anche mangiare tutti i giorni costituiva un lusso per molti.

La mensa per i poveri sta tornando purtroppo d’attualità nell’Italia di oggi dove la crisi e la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale ed economica si fanno sempre più sentire.

Anche Bra non è esente da questa problematica, come spiega il sindaco Bruna Sibille: «Dai tavoli di concertazione che coinvolgono enti e associazioni di volontariato impegnati nelle politiche sociali è emerso che per il territorio di Bra la povertà alimentare è uno dei principali fattori di marginalità sociale».

La Giunta comunale, su proposta dell’assessore alle politiche sociali Gianni Fogliato, nei giorni scorsi ha approvato il progetto “Mensa sociale. Interventi di contrasto alla povertà alimentare”, che tra le altre cose prevede di stipulare un accordo di collaborazione con la Caritas parrocchiale per la realizzazione di una mensa in grado di fornire pasti a una fascia di popolazione (anziani con pensioni al minimo, disoccupati, ecc.) che si trova in condizioni di indigenza.

mensa poveri

La spesa prevista per l’intervento è di 49.673 euro per l’acquisto di attrezzature, la retribuzione di personale, l’acquisto di materiali di consumo, ecc.

Circa metà della somma sarà garantita dal bilancio comunale, mentre per la restante parte il Comune chiede di accedere a uno speciale capitolo delle risorse del Ministero dell’interno denominato “Fondo riserva lire Unrra 2013”.

Quando c’era la tessera annonaria. Parlare del Fondo Unrra è un po’ come viaggiare con la macchina del tempo. I più anziani, bambini alla fine della seconda guerra mondiale, ricordano ancora i sacchi di farina, le merci e gli oggetti con impressa la sigla Unrra.

La United nations relief and rehabilitation administration (Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione) venne costituita dalle Nazioni Unite per l’assistenza economica alle popolazioni degli Stati aderenti, danneggiate dalla guerra, e il sostegno materiale fu successivamente esteso anche a Paesi ex nemici. Così la nostra fu una delle nazioni che ricevette una grande quantità di aiuti: tra il 1945 e il 1947 l’Unrra trasferì in un’Italia distrutta dai bombardamenti e affamata merci per un valore di oltre 420 milioni di dollari (una cifra enorme per l’epoca).

Ancora oggi presso il Ministero dell’interno esiste il Fondo Unrra (nato nel 1948), «destinato a finanziare progetti a favore di minori, giovani, emarginati, tossicodipendenti ovvero riguardanti attività di integrazione, specificamente finalizzate alla prevenzione di situazioni e comportamenti a rischio di devianza, abbandono o degrado sociale», come spiegano dal ministero.

Il pensiero che nella ricca provincia di Cuneo oggi per dare un pasto a persone indigenti si debba ricorrere a fondi che risalgono all’Italia della tessera annonaria e del caffè fatto con la cicoria non può che far riflettere.

Diego Lanzardo

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