LETTERA AL GIORNALE Pensavo fosse di cattivo gusto, in un momento in cui il coronavirus è ancora molto attivo e fa ancora tante vittime, fare una riflessione su un poi che tutti stiamo con ansia aspettando. In realtà, ho pensato che nella storia gli uomini sono stati saggi nelle riflessioni quando erano in momenti di particolare difficoltà, stavano vivendo o assistendo a situazioni e avvenimenti tragici, per poi però dimenticarsi molto in fretta di quanto avevano visto/vissuto e le deduzioni che ne avevano ricavato.
Vengo al punto; tutti stiamo assistendo a come i numerosi tagli al sistema sanitario, apportati in questi ultimi decenni, stiano creando grossissime difficoltà per affrontare la pandemia, nonostante lo sforzo immane di tutto il personale sanitario, e come siano state sempre inascoltate le voci che, negli anni, si sono più volte levate a chiedere invece tagli alle spese per gli armamenti che viceversa sono lievitate.
La Rete della pace e Rete italiana per il disarmo, le Donne in nero ci invitano a riflettere e ripensare alle nostre priorità, al concetto di difesa, al valore del lavoro, dell’istruzione e della salute pubblica, al ruolo dello Stato e dell’economia al servizio del bene comune, con una visione europea e internazionale. Non si è così sprovveduti da pensare che tutti i problemi sanitari dell’Italia si possano risolvere con una riduzione della spesa militare, ma una parte della soluzione potrebbe risiedere lì.
La spesa sanitaria ha subito una contrazione complessiva, rispetto al Pil, passando da oltre il 7 per cento a circa il 6,5 previsto dal 2020 in poi, sono stati tagliati oltre 43mila posti di lavoro e in dieci anni si è avuto un definanziamento complessivo di 37 miliardi (dati della fondazione Gimbe) con i posti letto per mille abitanti negli ospedali scesi a 3,2 nel 2017 (la media europea è 5).
Viceversa, la spesa militare ha visto un balzo avanti negli ultimi 15 anni con un dato complessivo passato dall’1,25 per cento, rispetto al Pil del 2006, fino a circa l’1,4 raggiunto stabilmente negli ultimi anni (per il 2020 è previsto all’1,43 per cento).
Sono questi i fondi che servono anche per finanziare lo sviluppo e l’acquisto da parte dell’Italia di armi, come i caccia F-35 (15 miliardi di solo acquisto): sistema di offesa e non di difesa, con una chiara incongruenza con l’articolo 11 della Costituzione italiana. Con il costo di uno solo di questi F-35 si potrebbero acquistare 7.113 ventilatori polmonari.
In questo momento, siamo vicini a tutte le vittime, ai familiari delle stesse, che il più delle volte non hanno potuto neppure essere vicini ai loro cari. Esprimiamo un forte sostegno nei confronti degli operatori della sanità e di chi mantiene operativi i servizi essenziali. Proviamo, però, a immaginarci non un ritorno alla “normalità di prima”, ma a lavorare per un futuro un po’ diverso da quello che ci stavamo creando con:
- Maggiore attenzione alle priorità vere e che siano disponibili, accessibili per tutti: sanità, istruzione, lavoro, ambiente;
- Ripensare a un concetto di difesa non armata, a una implementazione della Protezione civile;
- Pensare che solo il pieno accesso ai diritti umani universali, è la condizione imprescindibile per ottenere sicurezza, benessere e pace;
- Un’economia al servizio del bene comune e non di pochi. Forse è quello di cui noi e la terra abbiamo bisogno.
Nicola Conti