Inaccettabili i prezzi riconosciuti agli agricoltori: 3 chili di frutta per pagarsi un caffè

Un convegno contro lo spreco alimentare venerdì 26 a Sommariva Bosco

AGRICOLTURA Note dolenti per la frutticoltura Made in Piemonte. È quanto afferma Coldiretti rispetto alla situazione che sta vivendo il comparto dove si verificano speculazioni e storture.

«Sono inaccettabili i prezzi che stanno riconoscendo ai frutticoltori, in particolare per le mele e le pesche. La situazione prezzi è insostenibile, con una forbice notevole tra quanto viene remunerato il lavoro dei produttori e quanto viene pagata la frutta dai consumatori, ed è aggravata dalla grande distribuzione che continua ad applicare il suo strapotere acquistando e vendendo a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione. Come sono altrettanto vergognose le tempistiche poiché tra un paio di mesi si raccoglieranno i frutti della nuova stagione e non è ancora stata liquidata, in diversi casi, quella precedente». È quanto denunciano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale rispetto ai prezzi.

Il comparto piemontese ha un fatturato di oltre 500 milioni di euro con una superficie di 18.479 ettari e oltre 7mila aziende. Per le mele, la zona più vocata si concentra nella fascia prealpina che va da Pinerolo a Cuneo, si coltivano all’incirca 6mila ettari di melo che coinvolgono circa 4mila imprese. La produzione piemontese di pesche è di circa 2 milioni di quintali su una superficie di 4.416 ettari e 3.474 aziende.

«Caldo e frutta continuano a essere un binomio vincente, ma ai nostri frutticoltori deve essere riconosciuto il loro lavoro. In Piemonte ci sono diverse tipologie di frutta idonea per combattere il grande caldo: dalle pesche alle mele estive, dai piccoli frutti alle albicocche. I nostri produttori, però, devono vendere 3 chili di frutta per potersi pagare un caffè: non possono lavorare sotto i costi di produzione per cui siamo pronti ad applicare il decreto sulle pratiche commerciali sleali visto quanto sta accadendo», concludono Moncalvo e Rivarossa.

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