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Testimonianze dall’ospedale di North Kinangop alla fondazione Ferrero

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L'ospedal di North Kinangop in Kenya.

SOLIDARIETÀ Il pubblico che giovedì 15 settembre si è recato alla fondazione Ferrero ha potuto ascoltare la testimonianza di don Sandro Borsa, sacerdote bellunese in Kenya da quarant’anni e, da ventidue, direttore dell’ospedale di North Kinagop, gestito dalla diocesi di Padova. Il legame che unisce realtà all’apparenza così distanti è rappresentato dal dottor Bruno Frea, urologo di Corneliano che ha già partecipato a diciotto missioni nel nosocomio. Se poi si aggiungono altre due persone che, quest’anno, sono partite per dare una mano alla struttura sanitaria di Kinangop, città posta su un altipiano a 2.500 metri, il quadro è quasi completo. Loro sono Tommaso Lo Russo e Rino Tesio, presidenti del Lions Alba Langhe e Canale Roero. Manca ancora quello che, nel corso dell’incontro moderato da Gian Mario Ricciardi, è stato definito «il filo d’oro che lega Alba al’Africa»: i rappresentanti delle missioni di Marsabit. Come ha ricordato il vescovo Marco Brunetti, «ho avuto la gioia di visitare questi posti e mi sembrava di essere ad Alba. Tutto parlava della nostra città e tante opere sociali portano l’ombra della nostra Chiesa locale». È seguito anche un ricordo da parte del fratello di don Paolo Tablino, Lorenzo.

Un ospedale di quinto livello (su sei) quello di North Kinangop, in grado di accogliere circa 70mila persone per visite ambulatoriali, più dodicimila ricoverati. Qui nascono tremila bambini e quattromila persone sono operate.

Grazie alla generosità degli albesi, nei mesi scorsi è stato donato un macchinario per la produzione di ossigeno. E l’Egea ha fornito uno strumento per misurare l’effettiva possibilità di installare pannelli solari per rendere autonoma la struttura. Non qualcosa di scontato: a dispetto di ciò che si pensa, è una zona soggetta a piogge e nubi frequenti.

È intervenuto anche il ginecologo albese Massimo Foglia, recatosi a Kinangop con la moglie ostetrica per la prima volta nel 1991. «All’epoca c’era ancora don Giovanni, mentre don Sandro è subentrato dopo la sua morte: entrambi hanno dei grandi meriti. Dopo alcune missioni, ho capito che il reparto era stato avviato bene, dunque successivamente sono stato in Messico, nel Chiapas, dove mancava tutto» ricorda.

Al termine, è stato presentato il volume che raccoglie le fotografie scattate da Rino Tesio, dal titolo Una boccata d’ossigeno. Il volume è acquistabile nello studio Oltre lo scatto di Corneliano d’Alba, in via Torino 30.

Per assistere alla registrazione della serata, basta collegarsi a questa pagina.

Davide Barile

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