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Lazzaro risorto è un anticipo della nostra Pasqua

PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA DI QUARESIMA – 26 MARZO

I Vangeli di Quaresima, ci hanno fatto entrare gradualmente nel mistero di Gesù, presentato come Messia (1° domenica), Figlio (2°), Acqua viva (3°), Luce (4°). Con la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45), che anticipa la Pasqua, Gesù è la Vita, più forte della morte. Questa rivelazione è preparata da Ezechiele (37,12-14), in una pagina che è la più chiara attestazione veterotestamentaria di fede nella risurrezione. Paolo scrive ai Romani (8,8-11) che la risurrezione riguarderà anche noi: «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali».

Lazzaro risorto è un anticipo della nostra Pasqua
La risurrezione di Lazzaro, miniatura dal Codice purpureo di Rossano, del Sesto secolo, nel duomo di Rossano.

Il racconto giovanneo ha le movenze di uno sceneggiato o un cortometraggio, con lo scopo di concentrare l’attenzione sul “momento clou”: l’uscita di Lazzaro dal sepolcro e la fede in Gesù che ne è la fondamentale conseguenza. È come se il regista, con la telecamera, avesse fatto uno stacco da Lazzaro che esce dal sepolcro, ancora avvolto dalle bende, ai Giudei che credettero in lui. Non una parola sulla reazione di Lazzaro e delle sorelle, né dello stesso Gesù, che pure, poco prima, davanti al sepolcro, era scoppiato a piangere! La cosa più importante è la fede in Gesù datore di vita: le altre reazioni e i sentimenti umani passano in secondo piano.

Il miracolo più clamoroso è anche il meglio documentato. Tanto è sfumato il “dopo”, quanto è ricco di particolari il “prima”. A cominciare dal protagonista, Lazzaro, un personaggio noto a Gerusalemme, al pari delle sorelle, Marta e Maria. L’insistenza sui dettagli da parte dell’evangelista ha fatto pensare che egli sia stato un testimone oculare del fatto e sembra invitare i primi lettori a verificare di persona quanto viene narrato. Giovanni è consapevole che credere nella risurrezione è l’atto di fede più importante e decisivo per la vita, ma anche il più difficile. Dà idealmente una mano ai lettori del Vangelo, per rendere meno arduo il salto nella fede.

Colpisce l’umanità dei personaggi. Tra di loro si svolge un dialogo serrato, nel quale, come già era avvenuto con la Samaritana e il cieco nato, Gesù si rivela. L’umana disperazione delle sorelle diventa un rimprovero severo a Gesù: «Se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Il dolore che si respira in tutta la casa coinvolge lo stesso Gesù, che scoppia a piangere di fronte alla tomba dell’amico: per un attimo, sembra dimenticarsi di essere Dio; non si dimentica di essere uomo! Nella notte del dolore si accende però la luce più folgorante: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno». È un’autodefinizione che sintetizza la fede pasquale. Ci invita a ricordare le Pasque che abbiamo vissute e a prepararci alla Pasqua che viene.

Lidia e Battista Galvagno

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