Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Bìssoȓa

Salvadanaio, cassetta dell’elemosina, urna elettorale; Bussola, portantina chiusa.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 28

ABITARE IL PIEMONTESE Le antiche parole che reputiamo interessanti e ancora inesplorate le appuntiamo in una sorta di salvadanaio, la bìssoȓa o bussola della lingua piemontese. Questa rubrica ha il privilegio di non dover inventare nulla di nuovo: non ha funzioni di vocabolario, ma di narrazione sulla civiltà piemontese. La parola, ogni settimana, è un pretesto per svolgere l’attività che desidera e caratterizza la società umana: raccontare!

In meccanica la bìssoȓa è un rivestimento in metallo (ferro o bronzo) a forma tubolare applicato intorno a un perno per proteggerlo e aumentarne il diametro: per esempio la bronzina del mozzo di una ruota (la parte centrale in cui culmina l’assale). È chiaro, però, che il significato più popolare del sostantivo femminile bìssoȓa è salvadanaio di latta. Anzi, ancora prima è una delle prime cassette di sicurezza di dimensioni ridotte, rivestite in metallo. Ecco perché diventa poi salvadanaio e poi, ancora, la cassetta per l’elemosina, l’urna delle schede elettorali, ma anche quella di una lotteria o quella da cui l’insegnante pescava i nomi degli interrogati. In ogni declinazione, la bissoȓa ha sempre una certa aria autoritaria di ufficialità solenne e inconfondibile, ma anche di segretezza.

Il bissoȓòt, invece, è nient’altro che il bussolotto, ovvero un vasetto per conservare il sale o per scuotere i dadi. Effettivamente si chiama così anche quel luogo dentro cui si giace qualche istante prima di entrare in una banca o in una gioielleria. La parola di questa settimana è da collegare al latino medievale buxula (urna elettorale, scatola di piccole dimensioni), risalente al latino tardo buxis–idis (vaso), nella variante bossola (attraverso un latino volgare buxitam di diffusione esclusivamente pedemontana). Tornando alla bissoȓa/bussola in quanto salvadanaio, il significato linguistico si estende anche in letteratura, metafora di rango e gerarchia di valori dell’individuo. Lo dimostra bene lo scrittore piemontese Giuseppe Baretti: …anche i signori più cospicui, anche le dame di più alto affare, anche gli stessi letterati di prima bussola.

Paolo Tibaldi

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