Anche quest’anno, con l’arrivo dell’estate, si torna a parlare di riduzioni di orario per gli uffici postali.
Questa volta, però, il progetto dovrebbe scattare da settembre, anche se la sperimentazione è già in atto in alcuni paesi e in queste settimane sono in corso contatti tra i vertici di Poste italiane e gli amministratori locali per valutare le possibili riduzioni di orario.
L’orientamento emerso dagli incontri dei mesi scorsi con le organizzazioni sindacali regionali è di ridurre a 18 ore settimanali (soglia minima garantita dall’accordo del 2007 tra Ministero, Regione e azienda) l’apertura di tutti gli uffici dei Comuni sotto i 1.200 abitanti o dei Comuni nei quali esiste più di un ufficio. I
n base a questo criterio, nelle Langhe gli unici paesi al sicuro sono Dogliani, Santo Stefano Belbo, Diano, Neive (che però ha due uffici e quindi, in teoria, potrebbe rischiare qualcosa), La Morra, Cortemilia, Monforte, Grinzane Cavour, Roddi, Saliceto e Mango.
Tra i Comuni langaroli con meno di 1.200 abitanti, hanno ancora l’apertura quotidiana a orario pieno Cossano Belbo, Novello, Rodello, Murazzano, Barolo, Monesiglio, Barbaresco, Serralunga, Castino, Prunetto, Cravanzana, Pezzolo, Feisoglio e San Benedetto Belbo, mentre Bossolasco è aperto cinque giorni alla settimana.
Salvo cambi di rotta, in linea di massima sono quindi questi i paesi destinati ad andare incontro alle riduzioni di orario. Peraltro, l’introduzione delle 18 ore di apertura settimanale riguarderà anche quei paesi (nella Filiale di Alba sono Cissone, Bonvicino, Serravalle Langhe e Igliano), che al momento hanno solo due giorni di apertura e che quindi passeranno a tre.
Le 18 ore potrebbero essere articolate su sei ore al giorno a giorni alterni (la soluzione più diffusa, oltre che più gradita dall’azienda, che con un solo addetto “copre” due uffici) o su tre ore di apertura quotidiana, come avviene già, ad esempio, a Treiso, Castiglione Falletto, Sinio e Neviglie. Da parte sindacale si sottolinea che, trattandosi di un progetto territoriale, sarebbe opportuno che l’azienda si confrontasse per definire i nuovi orari con le Unioni di Comuni e le Comunità montane, e non con le singole Amministrazioni civiche.
Corrado Olocco