ABITARE IL PIEMONTESE
Cadȓega: Sedia, seggiola con schienale
Abitare il piemontese ha lo scopo di riproporre il “sale” della cultura e della tradizione popolare tipica dell’ambiente di cui parla Gazzetta d’Alba. Diverse sono le persone che mi hanno spronato, suggerendomi a prendere in analisi la parola di questa settimana: Cadȓega.
La curiosità che suscita non è da poco, così come è necessario sapere che non si tratti di una parola esclusivamente piemontese, ma appartiene alle parlate locali di gran parte del Nord Italia, sebbene con lievi sfumature letterali o di pronuncia. La particolarità delle nostre parti è quella “ȓ”, così unica: la cosiddetta “r” fricativa.
Anzitutto va specificato che cadȓega ci arriva sin dal latino con “cathedra”, a sua volta derivato dal greco καθέδρα ed il suo significato è ‘luogo su cui ci si siede’, ovvero “sedia”, “seggiola”. Il termine è sicuramente piemontese e lombardo (talvolta veneto), ma non dimentichiamoci che a volte i lemmi dialettali variano anche da paese a paese.
E’ curioso notare che il termine ‘cattedra’, che evolve in cadrega, oggi sia stato traslato per indicare la scrivania dietro a cui siedono gli insegnanti, ma in origine il nome derivava da <una sedia con spalliera e senza braccioli tipicamente utilizzata dai filosofi per tenere le loro lezioni>. E sì, perché, se questa sedia non ha schienale, né braccioli, assume completamente un altro nome, vale a dire scagnèt. Ma per questa parola vi è tutto un altro discorso.
Ora, se vogliamo dilettarci nelle diverse sedie, ecco che le combinazioni di “cadȓega” si fanno curiose e, per certi versi, esilaranti:
Cadrega a tnàje: Sedia a sdraio
Cadȓega a porteur: Portantina
Cadȓega da brass: Sedia con braccioli
Cadȓega cagòira (o forà): Sedia a rotelle, con W.C. Incorporato
Cadȓega aplian: Sedia pieghevole
Cadȓegon: Seggiolone
Cadȓeghin: Seggiolino, poltrona di potere ambita per cariche politiche o gestionali di alto comando.
Cadȓega elétrica: Sedia elettrica
Cadȓeghé: Sediario, Seggiolaio (artigiano fabbricatore e riparatore ambulante)
Insomma, non si finisce mai di imparare!
Paolo Tibaldi