LE STORIE «Impossibile ora quantificare quante prenotazioni perderemo», spiega, preoccupata, a Gazzetta d’Alba la proprietaria di un noto agriturismo dell’area albese: «Abbiamo clienti che tornano ogni anno dall’estero e dall’Italia a farci visita con regolarità e che hanno ormai già disdetto anche per la prossima Fiera del tartufo bianco d’Alba. Dopo Pasqua avremmo dovuto avere il solito pienone di turisti da Svizzera, Germania e Belgio e invece…».
L’amarezza è tanta per gli operatori che, nelle Langhe e nel Roero, gestiscono strutture ricettive, ora deserte e inermi di fronte alla straordinarietà delle ultime settimane di contagio da coronavirus. Confidano in una rapida ripresa anche tutti gli stagionali che non hanno visto rinnovati i loro contratti e che rischiano di non poter lavorare a lungo. Caterina, titolare di un ristorante con camere a Neive, ha tentato subito la strada delle consegne a domicilio, cercando di fare di necessità virtù, ma si tratta di un servizio che non può generare gli incassi di un’attività aperta.
«Siamo chiusi dal 9 marzo e abbiamo immediatamente proposto di consegnare la cena a casa, nel raggio di 20 chilometri. Il giro d’affari però è limitato e mancano certezze su quelli che saranno i sostegni economici su cui potremo fare affidamento. Tradizionalmente, con la Pasqua, si apre la stagione turistica e seguono le settimane più importanti per la nostra attività». Al timore di non poter riaprire a breve si aggiunge anche la considerazione relativa a come saranno cambiate le abitudini al termine della quarantena.
Prosegue Caterina: «Improbabile che le cose tornino come prima nell’immediato. La dura crisi economica inciderà sui consumi e la gente probabilmente non correrà di certo, come prima cosa, ad affollare i ristoranti».
Alessio Degiorgis
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