Le storie di Cheese: le polpette e i formaggi dell’Associazione sansostesi

Le storie di Cheese: le polpette e i formaggi dell'Associazione sansostesi

BRA Hanno venduto 5mila polpette di melanzane, fatte rigorosamente a mano. E poi i loro formaggi a latte crudo, ovvero il pecorino e anche quello prodotto con il latte di capra nella duplice versione: piccante e dolce. E ancora la provola e i salumi tipici della Calabria, le acciughe, i taralli e le friselle. L’Associazione sansostesi e calabresi di Bra ha deciso, come nella passata edizione di Cheese, che tutti gli utili di queste giornate, saranno devoluti in beneficenza. Grazie a una serie di progetti elaborati con Slow Food, che vanno dal sostegno alla ricostruzione di Amatrice, a borse di studio per studenti dell’Unisg di Pollenzo, dall’aiuto alla mensa braidese dell’Incontro (nella cittadella della carità di San Giovanni) a pagare la scuola di hockey a molti ragazzi in difficoltà.

Le storie di Cheese: le polpette e i formaggi dell'Associazione sansostesi 1

Il loro stand è al fondo di piazza Spreitenbach, uno spazio nuovo utilizzato per questa tredicesima edizione della fiera internazionale del formaggio a latte crudo. Ad animarlo una grossa porzione della comunità sansostese, presente in città dal 1950 e giunta ormai alla terza generazione (solo la prima, ovviamente, autoctona). Comunità che vanta il primato mondiale tra le varie Laudato sì volute da Papa Francesco. «Sansosti è un paese di 1.600 anime, nel parco del Pollino, ai confini con la Basilicata», dice Pino Calonico, dinamico presidente dell’Associazione braidese, «eppure ha inviato per il mondo migliaia di figli. A Bra siamo perfettamente integrati nel tessuto sociale, tanto che il 70% degli iscritti alla nostra Associazione sono braidesi doc. Con Petrini abbiamo un dialogo continuo e il nostro obiettivo è quello di dare un aiuto a chi è in difficoltà. Raccordandoci con Slow Food abbiamo ormai avviato diversi progetti, che continuiamo a seguire negli anni. Cheese ci offre questa splendida vetrina e la possibilità di raccogliere fondi che sappiamo già dove destinare».

Valter Manzone

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