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Wwf Italia: la legge sulla caccia non tutela la fauna selvatica

Wwf Italia: la legge sulla caccia non tutela la fauna selvatica

ANIMALI Nel trentesimo anniversario della legge sulla caccia e sulla tutela della fauna selvatica Wwf Italia ha svolto un’analisi approfondita pubblicando un sondaggio su un campione rappresentativo della popolazione nazionale. Il Report, uscito sul sito dell’associazione, analizza gli effetti concreti dell’applicazione della legge in questi trent’anni dall’entrata in vigore.

IL SONDAGGIO

Per la rilevazione, realizzata da Emg different tra il 4 e il 7 febbraio, la caccia si presenta come un tema polarizzante. Il sentimento che prevale tra gli italiani sembra essere l’avversione a questa attività, specie per gli aspetti più crudeli. Il 72 per cento del campione ritiene l’esercizio della caccia un problema alla sicurezza dei cittadini, il 57 per cento un rischio per la salute.

Nel complesso rimane una mancata conoscenza di alcuni elementi dell’attività venatoria. Solo il 36 per cento degli intervistati era a conoscenza del diritto dei cacciatori di entrare nelle proprietà private durante la caccia anche senza il consenso del proprietario. Il 44 per cento non sapeva della qualificazione della fauna selvatica come patrimonio comune dello Stato.

Il campione ha espresso una posizione netta sugli aspetti più controversi della regolazione dell’attività venatoria: l’uso di richiami vivi per piccoli uccellini e la caccia consentita per alcune specie in via di estinzione, ma anche l’utilizzo di munizioni contenenti il piombo e la caccia esercitata durante il fine settimana. Questi argomenti ottengono livelli di disapprovazione pari al 90 per cento.

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Il 43 per cento degli intervistati auspica una riduzione delle attività di caccia con l’applicazione di regole più severe, mentre il 42 per cento giudica la caccia una inutile crudeltà. Gli italiani si dimostrano sfiduciati sulla capacità dello Stato di garantire un adeguato controllo sull’attività venatoria per prevenire gli illeciti. Il 58 per cento degli italiani ritiene, infatti, che le sanzioni previste per contrastare il bracconaggio e la caccia illegale siano insufficienti. Addirittura il 71 per cento considera che le forze dell’ordine e la magistratura non siano sufficientemente a conoscenza degli impatti generati da questi crimini di natura.

Infine, il 76 per cento degli intervistati non trova giusto che la caccia sia praticata in Italia e sarebbe d’accordo nel vietarla in tutto il territorio nazionale.

UNA STORIA CONTROVERSA LUNGA 30 ANNI

La legge 157 del 1992, che tutela la fauna selvatica in Italia e disciplina l’attività venatoria, nasce dopo il referendum sull’abolizione della caccia per adeguarsi agli standard internazionali di tutela della biodiversità. Con la sua entrata in vigore sono state introdotte importanti innovazioni rispetto alla precedente normativa: la riduzione delle specie cacciabili da 68 a 59 (poi ulteriormente diminuite), la durata della stagione di caccia da circa 8 a 5 mesi, la fine del cosiddetto nomadismo venatorio legando i cacciatori ad uno specifico territorio, la previsione di sanzioni penali contro chi pratica la caccia illegale. Queste innovazioni, però, si sono dimostrate insufficienti a perseguire la principale finalità per cui la legge era stata ideata: la tutela della fauna selvatica.

Da subito le Regioni, prima con provvedimenti amministrativi e poi con normative regionali, hanno cercato di introdurre deroghe. Smentite da decine di sentenze dei tribunali amministrativi, le Regioni sono state più dalla parte dei cacciatori che non da quella della fauna selvatica.

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LA RICHIESTA DEL WWF 

Secondo l’associazione, l’attuale legge non è idonea a garantire la tutela della fauna selvatica e necessita di modifiche strutturali. La caccia è un anacronismo culturale da superare, anche alla luce degli impatti determinati dal suo svolgimento. Perciò Wwf chiede un testo unico che tuteli la fauna selvatica nel suo complesso. Servono una limitazione della pratica venatoria, un rafforzamento dei controlli e un inasprimento delle sanzioni. È importante ridefinire una parità di diritto tra i cacciatori e chiunque altro voglia godere pienamente della natura. I primi provvedimenti dovrebbero essere l’abolizione dell’articolo 842 del Codice civile che consente ai soli cacciatori di accedere ai fondi privati. Occorerebbe anche l’introduzione del divieto di caccia nei giorni festivi e nei fine settimana. Una misura che consentirebbe a tutti di frequentare boschi e campagne senza rischi.

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