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Alba non dimentica, le manifestazioni per la Giornata della memoria

Lager

ALBA Il 27 gennaio – anniversario della liberazione di Auschwitz – nel mondo si ricordano le vittime dell’Olocausto, Alba non si sottrae al compito di continuare a ricordare un pezzo di storia perché non si ripeta più in qualsiasi possibile futuro.

In tanti hanno partecipato alla stesura del programma celebrativo: oltre al Comune si sono impegnati l’Anpi di Alba, l’associazione Beato Giuseppe Girotti, il centro culturale San Giuseppe, il centro studi Beppe Fenoglio, la Famija albèisa, Ithaca e le scuole cittadine.

Il calendario si apre mercoledì 25 gennaio al teatro Giorgio Busca con lo spettacolo Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi di Valter Malosti (vedi intervista a pag. 27). Giovedì 26 gennaio alle 11 nella chiesa di San Giuseppe il programma prosegue con l’inaugurazione della mostra “Lager. Storia delle persecuzioni razziali e dei campi di sterminio nazisti” alla presenza di autorità civili e religiose e del mondo scolastico. L’esposizione è visitabile dalle scuole prenotando al numero 338-56.22.121.

Venerdì 27 gennaio dalle 10 alle 12 nella biblioteca del liceo scientifico Leonardo Cocito Marco Revelli (storico, sociologo, figlio di Nuto) si confronta con gli studenti sul tema “Umano, inumano, postumano”. Al centro del dibattito l’umano che oggi subisce una doppia frattura: l’irruzione dell’inumano e l’emergere del postumano, i due fronti di una sfida mortale. L’incontro è coordinato da Giovanna Morone.

Alle 11 dello stesso giorno, nel Giardino della regina di via Roma sarà deposta una corona di alloro sulla targa che ricorda le vittime dei campi di sterminio.

Il giorno seguente alle 17 nella chiesa di Nostra Signora della Moretta sarà celebrata la Messa in suffragio di padre Vincenzo Prandi, il missionario giuseppino originario di Alba martirizzato nelle Filippine dai soldati giapponesi il 27 gennaio 1945 per aver tentato di difendere i civili. Domenica 29 gennaio alle ore 9, nella chiesa del Divin Maestro, si terrà la Messa in suffragio di tutte le vittime dei campi di sterminio, delle persecuzioni razziali e a ricordo di tutti i Giusti che protessero e confortarono i perseguitati.

Per tutta la giornata sarà esposta la statua della Madonna Nostra Signora di Dachau. Si tratta della copia commissionata dall’associazione Beato Giuseppe Girotti con il centro culturale San Giuseppe allo scultore bovesano Aldo Pellegrino. L’originale era stato donato da Joseph Martin Nathan, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi morava di Olomouc, durante la guerra collocata nella cappella del campo di sterminio dove fu assassinato il domenicano albese Giuseppe Girotti. La settimana successiva, lunedì 30 gennaio per gli studenti del liceo classico Govone (e martedì 31 per l’istituto Luigi Einaudi, giovedì 2 febbraio per l’istituto Piera Cillario di Alba e il liceo Leonardo da Vinci, venerdì 3 per il Cillario di Neive e Cortemilia), andrà in scena lo spettacolo teatrale Torino senza tregua, storie di partigiani, gappisti e fascisti repubblicani, scritto e interpretato da Diego Coscia. Il monologo è dedicato alle storie dei gruppi di azione patriottica e dei loro nemici nazifascisti. Fare i partigiani in una grande città come Torino significava una vita di clandestinità totale, di sabotaggi e terrore.

Coscia ha preso le mosse dai testi di Giovanni Pesce, leggendario comandante dei Gap torinesi, ma si avvale di numerose fonti di diversa provenienza. L’attore canalese alterna parti puramente narrate ad altre nelle quali sono i personaggi a dialogare e ad agire; tutta l’azione, anche quella degli scontri armati, viene resa attraverso i più semplici strumenti narrativi, inclusi i suoni onomatopeici. Una delle storie è quella delle ultime ore del giovanissimo gappista Dante Di Nanni.

Sabato 4 febbraio, alle 17 nella chiesa di San Domenico, l’associazione Ithaca e Famija albèisa presentano Note e canti per la libertà: rievocazioni e letture attraverso brani musicali a cura dei cori Stella alpina, Famija albèisa e Annamaria Alessandria del liceo classico di Alba. I brani di musica saranno eseguiti da Walter Porro. Lo spettacolo è a ingresso libero.

Tutte le iniziative per la Giornata della memoria

Ventun poesie che aprono Auschwitz ai nostri occhi

Alba non dimentica, le manifestazioni per la Giornata della memoria
Valter Malosti

ALBA Fuga è lo spettacolo basato su ventuno poesie di Primo Levi, scritte dal 1946 al 1985 e lette da Valter Malosti, attore, regista e artista visivo, dirige la scuola della fondazione Teatro Stabile di Torino che sarà presentato domani, mercoledì 25 gennaio alle 21, al teatro Sociale.

È una delle tappe del percorso sulla figura di Levi intrapreso da Malosti nel 2019 con il progetto Me, mi conoscete. Primo Levi a teatro: è con ingresso gratuito, ma è consigliata la prenotazione sulla pagina Eventbrite del teatro albese. L’attore sarà accompagnato dalla musica di Gup Alcaro e del chitarrista Paolo Spaccamonti.

L’iniziativa si colloca nel- l’ambito delle celebrazioni della Giornata della memoria e del centenario di Beppe Fenoglio. Lo spettacolo sarà replicato per le scuole il mattino seguente.

Fino a domenica 12 febbraio al palazzo Banca d’Alba in via Cavour è visitabile anche la mostra “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza”. L’orario di apertura è dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18 nei fine settimana.

Malosti, che tipo di spettacolo dovrà attendersi il pubblico?

«Fuga è un concerto costruito intorno alla parola poetica di Levi, il quale diceva che la sua poesia fosse nata certamente prima della prosa. Lavorando su Se questo è un uomo, messo in scena tre anni fa, ho verificato come ciò fosse assolutamente vero. Molti dei capitoli del libro sono anticipati da liriche disadorne, folgoranti, appuntite come frecce. Le poesie di Levi sono canti che irrompono nel corpo di chi le legge, come lampi che il tuono non aveva annunciato, canti che vibrano e fanno vibrare la membrana del cuore con frequenze laceranti, ironiche, feroci, a tratti tenere e struggenti. Indimenticabili».

I testi di Levi si adattano bene al palcoscenico?

«Leggendo ad alta voce Se questo è un uomo, in occasione della costruzione de Il segno del chimico mi sono reso conto dell’enorme potenzialità acustica di Primo Levi. Il tessuto sonoro dell’opera letteraria non è un valore aggiunto, è la sua stessa materia. Il libro “primogenito” di Levi è un capolavoro divenuto da tempo un classico. Per classico intendiamo, con Calvino, un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Forse l’ascolto di Levi in forma teatrale permette al lettore, divenuto ascoltatore, di cogliere meglio la complessità che affiora in superficie nei suoni. Ascoltare gomito a gomito con altri un’opera come Se questo è un uomo è molto diverso che leggerla in solitudine. Io che ho mai fatto teatro politico ho sentito, in questo caso, l’utilità civile di un ascolto collettivo».

Che tipo di evoluzione si può notare tra le poesie del 1946 e quelle del 1985?

«“Scrivevo poesie concise e sanguinose, raccontavo con vertigine, a voce e per iscritto”, disse Levi delle sue prime poesie. Poi la sua voce è cambiata, ma, mettendole in fila, le poesie rivelano un discorso unitario. Se all’inizio è sintetico e frammentato, in seguito si snoda fino ad arrivare quasi alla prosa, ma sempre con una musica e un ritmo particolari. Il tentativo è di aprire Auschwitz in ogni direzione oppure, per dirla come Domenico Scarpa, “far sì che Primo Levi possa virtualmente evadere dal lager per forza di immaginazione: immaginazione tout court e immaginazione morale”».

Davide Barile

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