Abitare il piemontese: questa settimana parliamo di Sagȓin

Preoccupazione, afflizione, malanno, dispiacere, problema, tormento, cruccio

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Ciamé

ABITARE IL PIEMONTESE Nell’opera teatrale Coriolano, William Shakespeare allude a quelli che in piemontese si chiamano sagȓin: «Non dovete credere che una storiella sia sufficiente a farci dimenticare i nostri malanni: tuttavia, se vi fa piacere, raccontatela pure». Senz’altro si fa riferimento a un dolore morale che non permette all’individuo di trascorrere il tempo serenamente. Come succede spesso, anche sagȓin non somiglia alle sue traduzioni italiane. Eccone alcune: afflizione, dispiacere, preoccupazione; ma anche cruccio, tormento, afflizione, malanno.

Va però osservata una somiglianza con un’altra lingua. La famiglia lessicale pare derivare dal francese chagrin, deverbale di chagriner. Più di uno studio etimologico propone la curiosa composizione di chat (gatto) + grigner (stringere i denti, digrignare), dunque originariamente lamento dei gatti, miagolio insistente. Secondo il Petit Robert, la parola francese sarebbe nata alla fine del 1300. Una considerevole ma fondata minoranza, assegna invece sagȓin al germanico grinan (piangere, brontolare). Insomma, di lì non si scappa.

Il soggetto sagȓinà è visibilmente addolorato; anche il suo corpo esprime posizioni, espressioni e sguardi che fanno intuire l’angustia che sta inesorabilmente subendo; spesso culmina in dolori fisici! Ecco perché l’eccesso di sagȓin è sinonimo di màl a pansa (mal di pancia). C’è poi chi si predispone ai sagȓin convincendosi in una cospirazione globale verso di sé. Questi soggetti sono quelli che dichiarano con la classica battuta grottesca d’avej pì sagȓin che cavèj ‘n testa (avere più problemi che capelli in testa). Se ‘ȓ merlo o canta a ȓa matin, it manca nen ij sagȓin! (se il merlo canta al mattino, non ti mancheranno i problemi).

Rimedi? Non sempre è sufficiente avere pazienza, bisogna mettersi all’opera: Sagȓinesse o paga nen ij debit! (preoccuparsi non risolve i debiti). Taché ij sagȓin ar batòcc ëd ȓ’uss (lasciare i pensieri fuori casa, in disparte). A volte basta una persona accanto che ti dica un sacrosanto sagȓinte nen (non preoccuparti), ma il suo vero significato è: ci sono io vicino a te. Poche parole, ma importanti.

Paolo Tibaldi

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