Abitare il piemontese: scopriamo il significato della parola cerea

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CEREA: tipica forma di saluto generico, originariamente reverenziale.

Salutare costa niente, nel dubbio saluta! Ecco alcuni esempi di lessico dell’educazione. Non esiste piemontese che non abbia pronunciato (o sentito pronunciare) almeno una volta il saluto regionale per eccellenza: cerea, neh! cerea madamin! Tra le innumerevoli modalità di commiato che vanta la lingua piemontese, cerea è il più tipico e un tempo, particolarmente reverenziale. Naturalmente non mancano le variazioni sul tema: serea, sereja, cereja, ciarea.
L’unicità di questa parola è la mancanza di una traduzione equivalente in italiano. Possiamo fare esempi come salve, buonasera, arrivederci, buongiorno! ma sono semplicemente tentativi che ruotano attorno al nostro bel cerea! Saluto di rispetto a prescindere, è valevole a tutte le età, in ogni occasione, per qualunque ceto sociale, giorno e notte. Cerea è il jolly che scagiona ogni sovrastruttura relazionale, ma garantisce rispetto. Un tempo, per pronunciare questa parola, certuni sollevavano il cappello dalla testa, a rafforzare l’intento galante del commiato.

Non può non balzare alla mente uno degli stereotipi più popolari del piemontese, il saluto che Macario rivolgeva con eleganza sabauda alle donne passanti in scena: cerea madamin… con tutto quel che ne conseguiva. Sebbene oggigiorno la reazione a questa parola susciti ironia o nostalgia, ci fu un tempo in cui cerea aveva un vero e proprio valore culturale. Così come il ciao italiano ha origine dalla contrazione veneziana s’ciavo vostro, anche cerea arriva da un percorso linguistico non meno invidiabile. L’etimologia ci conduce in due direzioni. La prima parrebbe greca, da kero (rallegrarsi); in greco moderno kerete significa salute! La seconda e più plausibile ha esito latino con il termine senioriam, evoluto nel veneziano sioria (messeria, signoria). Quest’ultima versione giustifica decisamente il tono reverenziale del saluto, poiché rivolto in passato a una società altolocata. Bondì cerèja! Buongiorno vossignorìa! Salutare costa niente!

Paolo Tibaldi

 

 

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