Tanaro da salvare. La ciclabile fantasma

Il percorso per le due ruote sul Tanaro ha un potenziale enorme, snodandosi lungo il fiume nel paesaggio Unesco, ma è interrotto e non bene indicato

TANARO TESORO DA SALVARE Due stelle su cinque sul più importante portale di recensioni del Web e un titolo che non lascia spazio all’immaginazione: «Ciclabile del Tanaro: da migliorare!». L’opinione è di un appassionato di bicicletta arrivato nelle Langhe per scoprire le bellezze del paesaggio, che non ha deluso le aspettative. Diversa l’opinione sull’offerta per chi ama il turismo sostenibile: «La ciclabile sul Tanaro ha un potenziale di sviluppo enorme, si snoda lungo il percorso del fiume, attraversando la bellissima città di Alba. Purtroppo, però, presenta indicazioni molto frammentarie, tanto che è facile perdere il senso di marcia: auspicherei che tutti i Comuni interessati dessero una maggiore importanza a un’attrazione invidiabile, tenendo presente che attraversa un territorio salvaguardato dall’Unesco», si legge nella recensione.

Tanaro da salvare. La ciclabile fantasma

È sufficiente cambiare sito per trovarsi di fronte ad altre opinioni simili, con titoli in certi casi lapidari. Così, su un forum, si legge: «La ciclabile sul Tanaro: una ciclabile fantasma». È un racconto dettagliato, per parole e per immagini, della disavventura vissuta da una famiglia in visita nell’Albese, circa un anno fa. Il discorso è chiaro fin dalle prime battute: «Mai mi era capitato di scrivere un articolo negativo, soprattutto relativamente a un percorso in bicicletta in un ambiente splendido come quello delle Langhe», scrive il recensore. E man mano che si va avanti a leggere, il concetto non cambia, anzi peggiora: in sostanza, dopo aver cercato indicazioni su Internet, la famiglia ha deciso di raggiungere Alba attraverso la ciclabile che parte dal ponte di Neive, per poi trovarsi di fronte a una segnaletica inesistente e a strade sbarrate con cancelli. Alla fine, dopo diversi tentativi, i cartelli li hanno condotti in un punto di esondazione del Tanaro, tra pietraie e una selva di rifiuti. L’unica soluzione? Raggiungere il cavalcavia che oltrepassa l’Asti-Cuneo, con tutti i pericoli connessi a un percorso non pensato per le biciclette, per trovarsi sulla strada principale.

IL LUNGOTANARO DIMENTICATO

Questo è il biglietto da visita con cui si presenta sul Web la ciclabile del Tanaro, un percorso realizzato una decina di anni fa, con una lunghezza di quasi venticinque chilometri tra il ponte di Neive e quello di Pollenzo. Una strada pianeggiante, a tratti sterrata e a tratti asfaltata, che si snoda quasi sempre a pochi metri dal fiume, in un ambiente interessante dal punto di vista naturalistico. Peccato che oggi della ciclabile rimanga soltanto il tratto dagli stabilimenti della Ferrero al ponte di Pollenzo, lungo circa una decina di chilometri e frequentato soprattutto da persone della zona, amanti dello sport all’aria aperta. L’altro tratto, da Alba al ponte di Neive, non è più praticabile in sicurezza, a causa di una scarsa manutenzione e soprattutto dell’alluvione del 2016, quando la corrente ne ha portato via interi tratti. Negli ultimi due anni, nulla è stato fatto per ripristinare il percorso nella sua completezza, perdendo una realtà dal grande potenziale turistico: arrivati al ponte di Neive, continuando lungo una serie di strade che costeggiano il fiume, si potrebbe giungere ad Asti in circa 30 chilometri. E l’importanza della ciclabile è ancora maggiore, se si pensa che è al momento l’unico percorso lungo il Tanaro mappato e segnalato.

CARBONE: SIAMO MOLTO INDIETRO

Fa eccezione un tratto della BarToBar, l’itinerario che unisce la zona del Barbaresco a quella del Barolo, passando per l’alta Langa: nella tappa che da Alba sale a Barbaresco, si percorre la strada lungo il fiume, segnalata sia per gli amanti del trekking che della mountain bike. Riguardo a tutti gli altri sentieri che potrebbero essere trasformati in percorsi ciclopedonali, a oggi non esiste alcun tipo di valorizzazione, come conferma il direttore dell’ente turismo di Alba, Bra, Langhe e Roero Mauro Carbone: «Su questo fronte siamo molto indietro e c’è tantissimo lavoro da fare. La ciclabile da Pollenzo al ponte di Neive è dimezzata e frequentata solo nel tratto che va dalla Ferrero al laghetto di Verduno. L’altra parte, oltre che per l’alluvione del 2016, negli anni si è persa per una serie di fattori, come la presenza del campo nomadi Pinot Gallizio, che non incentiva i turisti. Sono stati avanzati spesso diversi progetti, anche a livello regionale, ma per ora sono rimasti tutti sulla carta».

Francesca Pinaffo

Tanaro, tesoro da salvare

ROBERTO CERRATO: «PER VALORIZZARE IL FIUME, BISOGNA PARTIRE SUBITO DALLE PICCOLE COSE»

Il Tanaro come anello di congiunzione tra le colline Unesco, dalle Langhe al Monferrato passando per il Roero, un discorso per nulla sviluppato, nonostante le grandi potenzialità, soprattutto in chiave turistica. Ne abbiamo parlato con Roberto Cerrato, presidente dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.

Cerrato, quante potenzialità nasconde il Tanaro?

«Tantissime, anche se è marginalizzato e viene visto come un elemento estraneo, per la mancanza di percorsi ben segnalati e di iniziative capaci di coinvolgerlo. Bisognerebbe rimettere il fiume al centro del territorio, avviando collaborazioni con le province di Asti e di Alessandria. Dal punto di vista turistico, poi, abbiamo una grande risorsa, soprattutto se si pensa che i visitatori hanno una propensione per gli ambienti naturali: quello fluviale sarebbe una grande fonte d’interesse».

Da dove bisognerebbe partire?

«Credo che uno dei problemi principali sia l’ambizione di realizzare progetti impegnativi, che non sono stati concretizzati per la mancanza di fondi. Al contrario, bisognerebbe partire da iniziative di base, che avrebbero il vantaggio di convincere la cittadinanza a frequentare l’area. Per esempio, se guardiamo al parco Tanaro, non esiste un punto di accesso al fiume percorribile con facilità. Ci sono delle stradine, ma molto ripide, non adatte a tutti e persino pericolose. Sarebbe interessante realizzare punti panoramici, per ammirare la vegetazione e la fauna fluviale. Per renderli accessibili, bisognerebbe predisporre la giusta illuminazione e delle protezioni. Fondamentale è anche il recupero dell’intera ciclabile, che è di certo un importante biglietto da visita per il territorio. E sarebbe interessante anche sfruttare la navigabilità del fiume, così da attirare gruppi di canoisti».

f.p.

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