Itinerari. Verbania, Fondo Toce e il lago

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PARCO DEL TICINO Raffinate atmosfere urbane che si uniscono ad affacci sul lago e aree umide oggi incluse fra le zone protette: fare una gita a Verbania vuol dire unire tante esperienze in una. La città è l’epicentro della provincia omonima, nota anche come Vco, acronimo di Verbano Cusio Ossola, dalle aree comprese. La circoscrizione è la più settentrionale del Piemonte e, insieme alla vicina Novara di cui faceva parte fino al 1992, è caratterizzata dal dialetto già lombardo.

Verbania è in realtà l’unione di due Comuni, Intra e Pallanza, voluta dal regime fascista nel 1939. Il toponimo riprende la denominazione Verbano data al Lago Maggiore, nelle cui acque la città si specchia. Una passeggiata fra le vie del centro e il lungolago è un’esperienza d’altri tempi, fra atmosfere di belle époque, pace dei sensi, aria salubre derivante dall’unione delle correnti montane con il vapore acqueo. Il risultato, pur trovandoci in Piemonte, è un microclima di latitudini lontane. Tappa obbligata, fra vicoli e vie è villa Taranto con i suoi giardini: una collezione di specie arboree e floreali. L’edificio, che oggi ospita la sede della Prefettura, fu acquistato negli anni Quaranta dal capitano scozzese Neil McEacharn: i terreni circostanti vennero attrezzati con serre, terrazze, aiuole floreali ed erbari. Diverse le specie rare, tra cui numerose ninfee tropicali, felci e sequoie. Per rendere la visita ancora più suggestiva, i giardini si possono raggiungere in battello, con una delle diverse compagnie che effettuano la navigazione.

Lasciata la città possiamo proseguire per una manciata di chilometri, lungo il tracciato della statale 34, per approdare nella frazione di Fondo Toce. L’area, estesa su 360 ettari di terreno, dal 1990 è una riserva naturale speciale, gestita dal Parco naturale del Ticino e del Lago Maggiore. L’abitato sorge nella piana alluvionale creata dal fiume Toce, che qui si immette nel bacino lacustre. Nei pressi della frazione si trova il Lago di Mergozzo: lo specchio d’acqua è il quarto della Regione, per estensione, e figura fra i più puri d’Italia, per il divieto di usare barche e l’assenza di scarichi industriali. Un tempo il lago era parte del Verbano: oggi, invece, ne è diviso da una lingua di terra larga tre chilometri, costituita dai depositi alluvionali del fiume, accumulati negli ultimi cinque secoli. Per ristabilire l’antico collegamento, in tempi recenti, è stato scavato un canale artificiale.

Giunti a Fondo Toce si potrà ammirare una delle ultime zone umide piemontesi: un’area paludosa all’intersezione tra acqua e terra, caratterizzata dalla vegetazione, costituita principalmente dalla cannuccia di palude. La pianta erbacea può arrivare a sei metri d’altezza: in caso di piena del fiume, si piega lasciando defluire le acque senza creare problemi. Il nome della frazione si intreccia anche con una pagina dolorosa del passato recente d’Italia: qui il 20 giugno 1944 i nazifascisti perpetrarono un eccidio, costato la vita a 42 partigiani. Ne furono fucilati 43 ma uno si finse morto e sopravvisse. L’episodio fu particolarmente tragico anche per i momenti che precedettero le esecuzioni, con i combattenti costretti a sfilare a piedi per il centro abitato portando un cartello con la scritta «Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?». Dal 1994 il borgo ospita la Casa della Resistenza, polo culturale, archivio, biblioteca con giardini e memoriale: quest’ultimo è un muro su cui sono incisi i nomi dei martiri.

Partendo da qui, in circa un’ora si percorre un facile sentiero che attraversa tutta la riserva naturale. Sono presenti diversi punti di osservazione, costituiti da casette in legno sopraelevate, che permettono di scoprire, senza essere indiscreti, le abitudini di un centinaio di specie di volatili migratori.

A Stresa un tour in barca nelle Isole borromee per riscoprire la civiltà dei pescatori lacustri

La regina della sponda piemontese del Lago Maggiore è Stresa. A certificarlo sono i lussuosi alberghi e le massicce presenze turistiche, così come paesaggi che lasciano senza fiato.

Da qui parte la strada per il Mottarone, dalla cui vetta si ha un’impareggiabile vista sul Verbano e sul Cusio: il Lago d’Orta. Il centro di Stresa vanta eleganti portici e un lungolago adornato di aiuole e fiori. Sarà un’esperienza molto romantica sedersi su una panchina, gustando i famosi e dolci Canestrelli, per ammirare le tre Isole borromee.

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Così chiamate a causa del nome della nobile famiglia: le si può visitare avvalendosi dei servizi di navigazione presenti all’imbarcadero del paese. Sull’isola Bella sorge il palazzo Borromeo con i suoi splendidi giardini, che ne occupano quasi tutta la superficie. Costruito a partire dal Cinquecento, all’interno dell’edificio i capolavori pullulano: tra quadri, statue, arazzi, marmi e madreperle la sindrome di Stendhal è in agguato.

L’isola dei Pescatori conserva il sapore dell’autentico borgo marinaro. O meglio, lacustre: i pesci autoctoni, freschissimi e grigliati al momento, sono serviti nei vari ristoranti. Case ammassate, stretti vicoli e, fino agli anni Settanta, una scuola: qui lo sviluppo turistico non ha intaccato l’anima autentica del popolo isolano.

La terza, per le sue dimensioni, è chiamata isola Madre. Grande otto ettari, fu il primo luogo in cui si insediarono i Borromeo. Anche qui vi è un palazzo, notevole per dimensioni e bellezza, circondato da un lussuoso giardino botanico. Già al momento dello sbarco le narici si riempiranno di profumi floreali e, nella giusta stagione, di agrumi e sentori d’oriente.
Davide Barile

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