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Itinerari. Escursioni, borghi e panorami alle falde del Monviso

Nel cuore del Parco del Monviso, uno dei gioielli delle Alpi Cozie, si trova un tracciato incantevole

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ITINERARI Nel cuore del Parco del Monviso, uno dei gioielli delle Alpi Cozie, si trova un tracciato incantevole che regala un’esperienza unica: si tratta del Sentiero dei ciclamini. Questo itinerario escursionistico offre la possibilità di immergersi nella bellezza floreale alpina e di godere di spettacolari panorami sul Re di pietra, con i suoi 3.841 metri di altitudine. Il percorso deve la sua denominazione ai ciclamini, una specie di fiore endemica di questa regione montuosa, che i camminatori avranno l’opportunità di ammirare, specie in tarda estate, nel periodo apicale della fioritura. Il colore rosato dei fiori di questa specie, appartenente alla famiglia delle Primulacee, ha ispirato anche la maglia attribuita per la classifica a punti del Giro d’Italia.

Il sentiero è un anello di circa 8 chilometri e mezzo che parte dal centro di Macra, un Comune nell’alta Valle Maira: con i suoi 52 residenti il borgo è uno dei più piccoli della provincia di Cuneo. Dal centro abitato il percorso tocca diverse frazioni, molto suggestive raggiungendo l’apice con i mille metri della borgata di Camoglieres.

L’auto si può lasciare a Macra, nel parcheggio davanti al Municipio, da qui si prosegue su una stradina asfaltata in direzione dell’abitato: superato il ponte si cammina per poche decine di metri e subito si svolta a sinistra, sulla traccia lastricata posta sotto il portico di una cappella. Passando vicino ad antiche case in pietra si arriva alla provinciale, da attraversare con attenzione: dalla parte opposta inizia l’itinerario che costeggia, sul fianco destro, il rio Bedale di Langra. In questo tratto la vegetazione si apre e in alcuni punti si attraversa il torrente su passerelle in legno. Lungo il percorso si possono osservare diversi tipi di fiori e piante, illustrati dai pannelli esplicativi. In questa parte del tragitto sono gli alberi ad alto fusto i protagonisti: si trovano frassini, noccioli, ciliegi selvatici, faggi, abeti e pini silvestri, che mutano aspetto a seconda della stagione.

Arrivati nei pressi di una croce di legno si prosegue seguendo il rio, ignorando il sentiero che procede verso destra. Salendo si incrocia la strada asfaltata che da Villar di Macra sale verso le borgate superiori: percorrendola si affianca l’abitato di Langra e quello dei Caricatori dove la strada diventa sterrata. Seguitando si arriva a un bivio dove si svolterà a destra; dopo una decisa salita, immersi fra le frasche dei pini silvestri, su una pista tagliata nel versante della montagna, il percorso diventa rettilineo e affianca una falesia calcarea: la vegetazione si dirada e offre uno scorcio panoramico sulle vette della valle e gli abitati di Macra e San Damiano. Poco oltre si incontra un suggestivo punto panoramico, nei pressi di un pilone votivo dedicato alla Madonna e ai Santi, da cui si può godere di una vista mozzafiato.

Riprendendo il percorso in discesa ci si avvicina verso la borgata di Camoglieres, vale la pena visitare questo piccolo borgo adagiato sul costone esposto a mezzogiorno: fra le abitazioni recuperate, conviene fare una tappa alla Locanda del silenzio, per un caffè o un panino. Una mulattiera conduce verso la borgata Villar: superati alcuni tratti scavati nella roccia si giunge alla cappella di San Pietro. Edificata nel XIII secolo ospita due cicli pittorici quattrocenteschi, nei quali si può ammirare un esempio di Danza macabra, con dialoghi fra vivi e morti in occitano antico. Passati sotto il suo porticato si raggiunge la strada asfaltata, qui, invece di scendere direttamente e completare l’anello, si può puntare verso la borgata Villar, per un’ultima visita. Il sentiero ritorna nei pressi della croce di legno da cui era partito: svoltando a sinistra si arriva a Macra concludendo il percorso.

Il Parco del Monviso ospita una meravigliosa concentrazione di laghi alpini, ognuno diverso dall’altro: luoghi immersi nella quiete della natura, ideali per una giornata dedicata al cammino ma anche al relax. Diversi sono gli itinerari che si possono percorrere senza particolare difficoltà, basta essere muniti di scarpe adatte, acqua e crema solare per le giornate più soleggiate.

L’anello che proponiamo parte da Pian del Re, cuore dell’ente naturalistico posto a quota 2.020 metri, e prosegue toccando quattro laghi: quello di Fiorenza, il Chiaretto, il Lausetto e il Lago Superiore. La durata dell’anello è di circa due ore e trenta minuti. Il punto di partenza è Pian del Re, raggiungibile in auto. Qui si trova un grande parcheggio a pagamento; in alternativa, un’opzione consigliata è la navetta che parte da Pian della Regina o da Crissolo. Il sentiero da seguire, a piedi, è quello che porta alle sorgenti del Po, identificate da un masso con un’epigrafe che le individua.

Rododendri e laghi alpini al Pian del Re

Vicino alla roccia parte un ripido sentiero che, in circa 30 minuti, conduce al lago Fiorenza, chiamato così per le splendide fioriture di rododendri estese, lungo le sue sponde, durante la primavera. È un bacino di origine glaciale, il più grande e profondo toccato durante il tragitto, sulle sue rive è possibile osservare esemplari di salamandra nera. Da qui si prosegue dritti su un ripido sentiero, ben indicato, che in circa 40 minuti porta al Lago Chiaretto, luogo ideale per un pranzo al sacco. Il suo nome deriva dall’incantevole colore turchese delle acque dovuto a un minerale, la smaragdite, presente nelle pietre verdi del Monviso.

Finita la sosta si ignorano le indicazioni per il rifugio Quintino Sella, per seguire quelle che portano al bacino del Lausetto. Percorrendo una conca erbosa si arriva al punto più alto dell’escursione, a 2.389 metri, da cui si può vedere il lago più piccolo dell’itinerario, raggiungibile in discesa.

Superato il bacino, in breve tempo, si arriva all’ultima tappa, il Lago Superiore, a quota 2.313 metri. Circondato da montagne imponenti, che offrono un’atmosfera di serenità e tranquillità, rappresenta la posizione ideale per godersi un’ultima pausa nel verde, prima di iniziare la discesa che si ricongiunge a Pian del Re per terminare il percorso ad anello.

A Crissolo si trova anche il rifugio omonimo, un luogo accogliente dove si possono gustare i piatti tipici montani, per concludere in bellezza la giornata.

Pioppeti, castelli e volatili, sulle sponde del Grande fiume, lungo il Sentiero delle ochette

Il Sentiero delle ochette fa al caso vostro se cercate un percorso adatto a tutti: si snoda lungo il Po per 14 chilometri, compiendo un anello completo delle due sponde attraverso i Comuni di Moretta, Cardè e Villafranca. Il tracciato è ben segnalato, percorribile sia a piedi che in bici e offre una combinazione perfetta di paesaggi incantevoli e biodiversità, spaziando per una varietà notevole di paesaggi naturalistici. Il sentiero è stato realizzato e dotato di segnaletica, nel 2017, dall’associazione Amici del Po, nell’ambito del progetto “Un Po di tutto”, con il sostegno del Parco del Monviso e dei Comuni di Villafranca Piemonte, Cardé e Moretta.

Arrivando in macchina da Villafranca si seguono le indicazioni per arrivare all’abitato di Moretta, si attraversa il ponte sul Grande fiume e subito dopo si gira a destra sulla stradina che torna indietro in discesa. Al bivio si notano gli striscioni installati dalla Onlus, per poter delimitare i parcheggi nei campi. Una volta posteggiata l’auto si percorre una traccia sterrata che arriva in una spiaggetta dove si possono vedere le oche, celebrate con l’intitolazione del percorso. Le oltre 100 specie di uccelli che nidificano nell’area fluviale sono illustrate su una serie di pannelli realizzati da Amici del Po. Lasciata alle spalle la casetta in legno dell’associazione si prosegue su un sentiero che si snoda nel bosco fiancheggiando il fiume, per poi continuare nei campi di mais. Il percorso è abbastanza ombreggiato e verde, camminando si arriva alla prima area di sosta provvista di tavoli, panche e una tettoia per ripararsi dal sole, nei mesi più caldi. Dopo la sosta si prosegue attraversando un pioppeto puntando alla volta della frazione Brasse, nel territorio comunale di Moretta.

Lasciandosi il bosco alle spalle si scende alla passerella sul Rio Tepice e si attraversa un pianoro erboso: a poca distanza il rivo confluisce nel fiume. Arrivando alle sue sponde è possibile sostare su una spiaggetta visibile sulla destra, oppure proseguire in vista dei campi di mais attraversando il canale Lessia, per poi continuare su un tratto assolato dove il fiume è nascosto alla vista. Prima di arrivare a Cardè si entra in un altro pioppeto, qui il sentiero si allontana dal Po e costeggia il castello del paese. Una stradina asfaltata attraversa il canale Riondino e passa accanto al prato recintato in cui sorge il sepolcreto dei marchesi di San Germano, edificio neoromanico costruito nel 1879. Giunti sulla strada provinciale si svolta a destra e si attraversa il ponte sul fiume, prendendo poi una stradina sulla destra che ritorna verso il Po, passando dalla parte opposta rispetto all’andata. Il percorso si addentra nuovamente in pioppeti, campi di mais e di erba medica, per arrivare in un’altra area attrezzata in corrispondenza di un’ansa fluviale.

Dopo una serie di paline con mosaici e frasi celebri che accompagnano il cammino si intravedono le case di Villafranca Piemonte e la spiaggetta attrezzata dov’è iniziato l’itinerario. Il tempo di percorrenza ammonta a circa 3 ore e mezza, presso l’inizio del sentiero si può anche vedere un traghetto ricostruito da un gruppo di villafranchesi per ricordare come si attraversava il fiume fino alla realizzazione dell’attuale ponte, nel 1884.

Staffarda: un gioiello d’arte romanica fra la pianura e il Po

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Collocata in una delle riserve naturali gestite dal Parco del Monviso, l’abbazia di Santa Maria di Staffarda è un complesso monastico avvolto da un’aura di mistero, che la rende meta ideale per i visitatori appassionati di storia. L’edificio medievale, tra i più belli del Piemonte, si trova nella frazione omonima del piccolo Comune di Revello, nella pianura saluzzese.

Venne fondata nel 1135, su proprietà donate dal marchese Manfredo I di Saluzzo ai monaci Cistercensi giunti nell’area di Saluzzo dall’abbazia ligure di Tiglieto (una delle prime ramificazioni italiane dell’ordine religioso) per bonificare i terreni palustri dell’area. Con tutta probabilità il sito ospitava già una chiesa paleocristiana, come attestano paramenti murari, parti di coppi e l’epigrafe di Onorata, rinvenuta nel 1811, che riporta la data del 620 d.C.

L’abbazia diventò nel volgere di pochi anni uno dei maggiori insediamenti economici del Saluzzese. Il primo nucleo era costituito dalla chiesa, dal monastero e da un’area esterna alla clausura, caratterizzata dalla presenza di un piccolo borgo, dove vivevano i dipendenti laici del monastero. All’interno dell’edificio la vita dei monaci si svolgeva negli ambienti disposti intorno al chiostro: da qui, superata la biglietteria, parte il percorso di visita, con affacci scenici sui contrafforti della chiesa e sul giardino interno, un tempo adibito a orto di erbe medicinali, oggi area verde con folte siepi.

Camminando fra colonne e archi si approda, senza difficoltà, alle porte che conducono agli altri ambienti accessibili: sacrestia, sala capitolare e dei monaci e auditorio. Il piano superiore è occupato interamente dal dormitorio. Tornati sui nostri passi, nella manica sud troviamo cucina e refettorio, in quella occidentale l’ala dei conversi, cioè i monaci che non avevano formulato i voti.

La chiesa è sicuramente uno dei punti cardine della visita: la pianta è strutturata su tre navate, con finto transetto e absidi semicircolari rivolte a oriente. All’interno, accanto all’arredo molto semplice spicca, nella navata centrale, il grande polittico dipinto e scolpito da Pascale Oddone, artista di Trinità, intorno al 1531. Le ante interamente decorate si aprono su sei nicchie scolpite e dorate, con episodi della vita della Madonna e di Gesù.

Nel corso dei secoli l’impianto dell’edificio religioso – oggi proprietà della fondazione dell’ordine Mauriziano, investita della commenda dell’abbazia dal 1750 – ha subito numerose modifiche e rifacimenti, anche a causa di avversità ed eventi politici. Il principale fu la sanguinosa battaglia di Staffarda, combattuta nel 1690. Lo scontro si concluse con la vittoria delle truppe del Re Sole, comandate dal generale Catinat, contro quelle sabaude e spagnole di Vittorio Amedeo II. Gli importanti lavori di restauro hanno riportato l’abbazia al suo aspetto originario, valorizzando gli elementi dell’architettura romanica, tardo-gotica e rinascimentale.

 Giorgia De Carolis

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